La storia di Briga
Non sempre quello che sembra piu logico rappresenta il quadro reale delle cose. È per questo che è importante impostare sempre un iter diagnostico corretto per arrivare ad una diagnosi. Briga è una giovane coniglietta sterilizzata (di appena 5 anni) che viene portata in visita per una deambulazione anomala. I proprietari pensavano ad una frattura…invece…un esame accurato e una diagnostica più approfondita hanno permesso di arrivare ad una diagnosi.
Alla visita clinica, Briga presentava un imbrattamento del pelo nella regione perigenitale, segno che non riusciva a muovere bene il treno posteriore. Era fortemente atassica con un atteggiamento neurologico della zampa posteriore sx che portava in avanti come se mancasse di sensibilità.
Immediato l’esame radiografico che, purtroppo, non è stato rivelante. La radiografia ha messo in evidenza tuttavia una sospetta calcificazione a livello addominale.
Briga è stata sottoposta immediatamente anche ad un esame ecografico che ha messo in evidenza una voluminosa massa in addome caudale. L’estensione della lesione non ha permesso di capirne l’origine…in accordo con i proprietari si è subito deciso di programmare una TAC prima di procedere con un’eventuale chirurgia.
Purtroppo la situazione di Briga ha subito un tracollo in pochi gg, la calda stagione, e l’incontinenza urinaria hanno favorito lo sviluppo di una miasi. Briga è stata sottoposta ad una sedazione per una pulizia della parte, e i proprietari hanno deciso di effettuare una laparotomia esplorativa con la stessa sedazione saltando la tac.
È stata rimossa una voluminosa massa retroperitoneale.
La massa è stata mandata al laboratorio per un esame istologico: il quadro era compatibile con una neoplasia maligna, verosimilmente un osteosarcoma.
La massa in addome rendeva difficile la deambulazione per compressione; la mancanza della TAC non ci ha permesso di capire effettivamente l’origine della neoplasia e che segmenti ossei fossero coinvolti.
Purtroppo Briga è morta qualche tempo dopo la chirurgia.
Molto spesso in presenza di sintomi neurologici si grida sempre all’Encephalitozoon cuniculi, in realtà le possibilità sono sempre molteplici ed è importante fare tutto ciò che possiamo per arrivare ad una diagnosi.
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Furetti e splenomegalia
I furetti presentano fisiologicamente una milza molto grande. le sue dimensioni normali sono di circa 5,1 cm di lunghezza per 1,8 cm di larghezza e 0,8 cm di spessore.
Le funzioni della milza includono
• la produzione di linfociti e plasmacellule
• la filtrazione e la fagocitosi di particelle antigeniche
• la rimozione di globuli rossi vecchi o danneggiati
• la riserva di globuli rossi e piastrine giovani
• l’ematopoiesi extra midollare
L’aumento di volume della milza nel furetto è una condizione molto frequente e nella maggior parte dei casi non è di per sé una patologia. Questa condizione accompagna molte malattie, in genere senza alcuna relazione diretta con la milza: infezioni respiratorie, patologie cardiache o gastrointestinali, insulinoma, malattia surrenalica. È molto più raro che l’aumento di volume sia causato da malattie primarie della milza come ascessi, tumori o torsione dell’organo.
Durante la visita clinica la milza si identifica facilmente perché si palpa senza grossi problemi, ed è facile percepirne un aumento di dimensioni. Se il furetto è sano non è necessario eseguire esami specifici, ma in caso di dubbio si possono eseguire vari esami; il più indicativo è l’esame ecografico che mi permette di valutare la struttura dell’organo, mettere in evidenza alterazioni morfologiche ed eventualmente eseguire degli esami citologici mirati. Esami ematobiochimi completi e radiografie servono anche a stabilire le condizioni generali del furetto ed escludere patologie che possano secondariamente determinare la splenomegalia.
Non si sa esattamente cosa causi il forte aumento di volume di quest’organo che si accompagna ad altri stati patologici. Si sospetta che in molti casi possa essere una stimolazione immunitaria.
L’asportazione della milza, può essere effettuata senza grossi problemi nel caso crei disagio all’animale o sia interessata da patologie primarie. Attenzione in caso di anemia, che potrebbe peggiorare in seguito all’asportazione della milza o processi sistemici, che vanno prima indagati.
In caso di splenomegalia bisogna fare molta attenzione alla manipolazione dei soggetti. Piccoli traumi possono provocarne la rottura. La rottura della milza, essendo un organo molto irrorato può portare rapidamente a morte l’animale per dissanguamento. Figaro, ha rischiato veramente di perdere la vita dopo essersi incastrato dietro il divano…fortunatamente la tempestività dei proprietari che si sono accorti subito che qualcosa non andava ha permesso un rapido intervento di splenomegalia e il giovanotto si è ripreso splendidamente.
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Colecisti e vie biliari nei draghi barbuti
I problemi infiammatori che interessano la colecisti e, più in particolare le vie biliari, nei draghi barbuti (Pogona Vitticeps) sono sotto diagnosticati, probabilmente perché la sintomatologia non è specifica, e viene confusa con altre problematiche. Spesso le patologie che colpiscono questi apparati sono, infatti, scoperte come “incidental findings” in corso di autopsie. L’infiammazione di queste strutture può essere provocata, ma può essere essa stessa anche la causa di calcoli.
I sintomi clinici sono estremamente vaghi e poco specifici, anche solo un’anoressia e un’apatia altalenante per periodi di tempo prolungati caratterizzata poi da remissione spontanea. La conoscenza del proprio animale e delle sue abitudini è fondamentale come sempre per arrivare ad una diagnosi precoce.
Diagnosi: un esame ecografico è in grado di mettere in evidenza la distensione della colecisti e delle vie biliari, ed è in grado di mettere in evidenza anche la presenza di eventuali calcoli che provocano un’ostruzione. Gli esami del sangue possono essere indicativi di un problema epatico, ma non necessariamente.
Cause: sono state ipotizzate diverse cause
• Processi infiammatori possono essere provocati da batteri o forme protozoarie, anche i coccidi, comuni in questi animali, che portano ad un’ispessimento della parete della cistifellea e favoriscono l’insorgenza dei calcoli
• Adenovirus
• Calcolosi: i calcoli possono essere sia di materiale proteinaceo, sia di carbonato di calcio. Una dieta molto proteica, costituita prevalentemente da insetti senza sufficiente fibra sembra essere alla base della predisposizione ai calcoli.
Le vie biliari e la colecisti possono essere interessate anche da forme neoplastiche. Generalmente i sintomi in questo caso possono essere piu importanti e associati anche a vomito e condizioni scadenti.
È importante come sempre non sottovalutare nessun segno di malessere e nessuna variazione comportamentale; è fondamentale impostare il giusto iter associando tutte le tecniche diagnostiche che si hanno a disposizione. Dieta e gestione sono sempre in ogni caso la miglior prevenzione in questi animali.
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La pododermatite nei polli “Bumblefoot”
La pododermatite o Bumblefoot, è una patologia che si verifica frequentemente nelle galline. Si tratta di un’infiammazione, che spesso degenera in infezione, della porzione plantare del piede.
È molto simile alla pododermatite dei rapaci, anche se le cause sono diverse, e soprattutto il successo terapeutico sembra essere migliore (nei rapaci si tratta di un problema estremamente difficile da risolvere). Un’alterazione della pressione che viene esercitata dall’animale nel piede sembra essere il meccanismo alla base di questa patologia: tale pressione provoca delle lesioni che favoriscono poi l’ingresso dei batteri provocando l’insorgenza dell’infezione. La superficie plantare del piede è protetta da vari strati cutanei, se per vari motivi questi strati sono danneggiati, la cute si infiamma e i batteri possono penetrare. Ovviamente se la situazione viene trascurata, l’infiammazione /infezione può estendersi anche ai tendini e ai legamenti.
Cause
• Utilizzo di un substrato non appropriato, abrasivo e irregolare: può lesionare la superficie plantare della zampa
• Scarsa igiene: favorisce la colonizzazione batterica della ferita
• Patologie cutanee concomitanti che rendono la cute piu sottile e debole favorendo il formarsi di lesioni (Ipovitaminosi A)
• Se la pododermatite è monolaterale, è importante cercare di capire la causa dello sbilanciamento del peso.
• Ferite
• Eccessivo peso corporeo
• Mancanza di movimento
Trattamento
• Terapia medica
Sicuramente è necessaria una terapia antibiotica e antidolorifica, per evitare che l’animale sentendo dolore stia fermo aggravando la situazione.
Possono essere applicate delle creme antibatteriche locali untuose che fungano anche da barriera alla penetrazione batterica. Ovviamente la terapia medica è indicata solamente se la pododermatite è a uno stadio iniziale, altrimenti è indispensabile intervenire chirurgicamente ed effettuare un curetage chirurgico.
La terapia medica va sempre associata al miglioramento della gestione e delle condizioni ambientali
• Migliorare il substrato, evitando materiali duri ed irregolari
• Migliorare le condizioni igieniche
• Prestare attenzione all’alimentazione e controllare il peso
• Incoraggiare il movimento attraverso l’arricchimento ambientale e alimentare
In caso si sospetti la presenza di un problema sottostante, si devono effettuare degli approfondimenti in modo da risolvere la causa principale.
• Terapia chirurgica
A seconda della gravità della pododermatite si possono avere diversi tipi di approccio. Ovviamente minore è l’estensione del danno migliore sarà la prognosi; in caso di coinvolgimento delle strutture tendinee e ossee sottostanti sarà piu difficile riuscire a risolver e il problema. Agire tempestivamente è sempre la cosa migliore.
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Caso clinico: elodontoma in un degu
Il degu è un roditore istricomorfo diurno originario dell’America Latina. Allo stesso gruppo appartengono anche cavie e cincillà con le quali condivide le caratteristiche dentali e la peculiarità di avere una prole atta.
Il degu ha una dentatura composta da incisivi e da denti masticatori tutti a crescita continua: significa che continuano a crescere per tutta la vita dell’animale. Gli incisivi hanno un caratteristico colore arancione chiaro.
I degu sono degli erbivori stretti e l’alimentazione va curata in modo molto attento per garantirgli una vita lunga e sana. Erba fresca e fieno sono gli elementi principali della dieta, ai quali è bene aggiungere verdura, mentre la frutta, troppo zuccherina, deve essere somministrata con attenzione e parsimonia. In Italia esistono in commercio alimenti formulati specificatamente per i degu ma possono essere somministrati anche mangimi in pellet di elevata qualità per cavie o conigli, composti esclusivamente da vegetali e a elevato contenuto di fibra. Il pellet va dato in quantità limitata, perché è molto nutriente e può causare obesità.
Patologie dentali nel degu
I denti, sia incisivi che molariformi, sono ipsodonti a radice aperta (o elodonti, quindi a crescita continua); la formula dentale è: incisivi 1/1, canini 0/0, premolari 1/1, molari 3/3 per un totale di 20 denti. Gli incisivi di questi roditori sono ricoperti di smalto soltanto sulla superficie labiale.
Gli incisivi crescono approssimativamente 2-4 mm a settimana mentre i denti premolari e molari all’incirca 3-4 mm al mese.
Le patologie dentali nel degu sono sicuramente molto meno comuni rispetto alla cavia e al cincillà. Tra i cofattori importanti nella patogenesi di questa malattia spesso progressiva annoveriamo
• Errori alimentari: I prodotti vegetali coltivati crescono in condizioni più favorevoli e contengono più energia e meno fibra e fitoliti rispetto alla vegetazione spontanea. Il masticare un tipo di cibo meno abrasivo riduce l’usura dei denti a crescita continua provocando una crescita eccessiva degli stessi. La somministrazione di pelettato o estruso, altera anch’esso il pattern masticatorio e riduce la durata della masticazione.
• Fattori genetici: rari, il degu ha subito una selezione meno spinta rispetto a cavia e coniglio
• Patologie metaboliche,
• Carenze nutrizionali,
• Traumi: la frattura degli incisivi, soprattutto in animali che vengono tenuti in gabbia è tra le evenienze piu comuni ed è legata a traumi ripetuti da rosicchiamento
• Neoplasie
Un’ altra patologia frequente e sotto diagnosticata è l’elodontoma
L’ Elodontoma (odontoma in animali con denti elodonti) è definito come un amartoma di tessuto odontogeno in continuo sviluppo sulla gemma peri apicale dei denti elodonti. L’esatta patogenesi di questa lesione nei roditori non è chiara, ma le eziologie proposte includono traumi, infiammazioni e alterazioni dell’invecchiamento. Un danno grave al tessuto germinale odontogeno potrebbe provocare la formazione continua di tessuto dentale e la conseguente neoplasia.
Gli amartomi sono un particolare tipo di lesione simil-tumorale.
Queste neoformazioni sono caratterizzate da una proliferazione aberrante di cellule e tessuti, che normalmente si trovano in quel determinato sito del corpo; tali elementi, però, crescono in modo disorganizzato. La natura degli amartomi è benigna (non cancerosa) e, nella maggior parte dei casi, non evolve in senso maligno. Queste lesioni si sviluppano allo stesso ritmo dei tessuti circostanti e rimangono localizzate nelle aree del corpo in cui insorgono.
Gli amartomi possono essere asintomatici o dare luogo a sintomi da compressione, deformità o problemi maggiori di salute
Caso clinico
Pooh è un Degu di 5 anni, maschio castrato che vive in gabbia con una femmina della stessa età. Vengono alimentati con pellets specifico per questi animali, verdura fresca e fieno. Viene portato in visita perché da qualche tempo manifesta respiro rumoroso e risulta piu apatico rispetto al solito.
Alla visita clinica si percepisce un rumore inspiratorio importante e si nota una mal occlusione degli incisivi. L’ esame radiografico mostra la presenza di una neoformazione a carico della radice dell’incisivo di destra, verosimilmente un elodontoma.
Si instaura una terapia antibiotica con un antibiotico ad ampio spettro per valutare un miglioramento clinico che purtroppo non si verifica e si decide di procedere con la rimozione chirurgica.
Nonostante la delicatezza dell’intervento chirurgico pooh risponde bene alla chirurgia e dopo qualche giorno si è ripreso completamente. La chirurgia ha previsto anche la rimozione completa dell’incisivo superiore ipsilaterale l’elodontoma.
Anche gli altri incisivi ovviamente dovranno essere rimossi.
In presenza di una sintomatologia respiratoria con una diagnosi di elodontoma, la chirurgia risulta l’unica opzione terapeutica.
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Le patologie cardiache negli uccelli
L’apparato cardiovascolare è molto importante anche nei nostri amati uccelli: da un punto di vista anatomico e funzionale non discosta molto da quello dei mammiferi. Si compone anch’esso di quattro camere e quattro valvole. Se confrontato con il cuore di altri animali, sicuramente il cuore degli uccelli è maggiore di dimensioni, come decisamente maggiore è la sua frequenza cardiaca, la pressione e la gittata, visto che deve permettere a questi animali di volare, correre e in alcuni casi anche di fare immersioni.
Le patologie cardiache sono sempre sotto diagnosticate (molto spesso in caso di morte improvvisa vengono evidenziate dall’esame necroscopico), per la difficoltà di raccogliere i sintomi e di valutarne l’efficienza da una semplice visita clinica. I sintomi sono spesso più subdoli rispetto ai sintomi di altri animali da compagnia: ricordiamo che gli uccelli sono delle prede e come tali tendono a nascondere il più possibile la malattia limitando il movimento e lo sforzo.
I principali sintomi di sofferenza cardiaca sono
• Letargia
• Intolleranza al movimento (che si nota maggiormente in animali che svolgono intensa attività fisica, come i volatori o i cacciatori)
• Riduzione dell’assunzione di cibo
• Difficoltà respiratoria, legata alla presenza di liquido in addome o ad un aumento delle dimensioni del fegato (congestione venosa); per l’assenza del diaframma del tutto ciò che occupa spazio in addome crea una ripercussione sulla ventilazione
• La tosse non è un sintomo che si vede nei pappagalli, sia per la mancanza del diaframma sia per la caratteristica del polmone che è fisso e non espansivo come quello dei mammiferi
L’esame clinico:
1. In presenza di difficoltà respiratorie marcate, prima di procedere alla visita clinica diretta è importante osservare bene l’animale e eventualmente valutare la necessita di ossigenoterapia prima di iniziare qualsiasi procedura.
2. L’esame clinico non è sempre agevole, in particolare se l’animale è stressato e non è abituato ad essere manipolato. La frequenza cardiaca e le dimensioni dell’animale rendono poco significativa l’auscultazione per individuare soffi, murmuri e aritmie. La sedazione, con la riduzione della frequenza cardiaca, sicuramente rende più auscultabile il cuore e permette di studiarne meglio le caratteristiche
3. Se possibile, sarebbe importante valutare il polso periferico (arteria mediale dell’ala e l’ulnare).
4. Se si sospetta una patologia cardiaca la radiografia può essere un utile strumento che mi permette di evidenziare delle anomalie cardiache (cardiomegalia) e vascolari.
5. L’esame d’elezione rimane l’ecocardiografia: mi permette di evidenziare delle modificazioni strutturali, dei flussi turbolenti in presenza di insufficienze valvolari o anche versamento pericardico, molto comune. Nella maggior parte dei casi non è richiesta la sedazione per questo tipo di esame, e contestualmente si può valutare anche l’addome e il fegato per escludere o rilevare epatomegalia e versamento.
6. L’elettrocardiogramma mi permette di mettere in evidenza alterazioni del ritmo: questo esame va effettuato in sedazione per evitare che ci siano degli artefatti legati al movimento dell’animale. Non è detto che la sedazione sia controproducente in un animale con patologie cardiache. In alcuni casi lo stress legato alla contenzione può essere più dannoso di una sedazione in un animale stabile e compensato.
7. La misurazione della pressione arteriosa può essere veramente complicata in questi animali, anche se teoricamente darebbe delle informazioni molto utili anche da un punto di vista terapeutico.
8. Come diagnostica più specifica la TAC è uno strumento molto importante per la diagnosi dell’aterosclerosi vasale: anche questo esame richiede una sedazione.
Principali disturbi
I problemi cardiaci negli uccelli possono avere molteplici cause
• Congeniti
• Degenerativi, legati ad una scarsa funzionalità delle strutture cardiache come le strutture valvolari o muscolari cardiache. La cardiomiopatia congestizia, è la fase terminale della patologia cardiaca, quando il cuore non è più in grado di svolgere la sua funzione di pompa. Negli uccelli più frequentemente la parte interessata è la parte destra che esita in
Ascite: presenza di liquido in cavità celomatica che può essere drenata per limitare la compressione dei sacchi aerei e rendere più agevole la respirazione (procedura che si effettua in eco guida)
Congestione epatica dilatazione della vena giugulare
Dispnea per compressione dei sacchi aerei
• Legati all’alimentazione: L’obesità, legata ad un’alimentazione con semi oleosi è fattore predisponente.
L’ aterosclerosi è una patologia cronica, infiammatoria delle pareti arteriose che porta ad un loro restringimento per l’accumulo di grasso, calcio o placche di colesterolo. È legata sicuramente a una dieta troppo calorica, poco movimento, anche se serve una predisposizione genetica. L’aterosclerosi porta a degli episodi di ischemia, trombosi, emorragia, con morte improvvisa. Tra i pappagalli, si ha una maggior incidenza nei cenerini e nell’amazzone, nei rapaci sedentari con una ridotta attività fisica e iperalimentati.
• Infettivi: una delle cause più frequenti di problemi cardiaci negli uccelli. Le endocarditi batteriche valvolari sono causate da estensione sistemica di infezioni croniche come ad esempio salpingiti, epatiti e pododermatite. Anche le forme parassitarie, come la tricomoniasi possono avere ripercussioni cardiache.
• Tossici: i semi e la polpa dell’avocado possono causare effusione pericardica, miocardite, degenerazione e necrosi del muscolo cardiaco. Anche il cioccolato può avere un effetto sul cuore provocando solitamente tachicardia, ipertensione e aritmia per il contenuto di teobromina.
• Neoplastici
• Idiopatici (di origine sconosciuta)
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Le patologie cutanee nel coniglio
I problemi dermatologici nel coniglio sono molto frequenti e possono essere primari, ovvero interessare direttamente la cute, oppure secondari ad altre patologie, per esempio problemi dentali, che hanno ripercussioni a livello cutaneo. In generale possiamo affermare che un coniglio con un manto scadente dovrebbe rappresentare sempre un campanello d’allarme per il proprietario: sono animali estremamente puliti che passano molto tempo a tolettarsi con estrema cura e attenzione.
La muta
Diversamente dagli altri animali, dove l’assenza di pelo completa in una zona deve sempre essere considerata una condizione patologica, nel coniglio non è insolito vedere una muta “a chiazze”. Fisiologicamente un coniglio può perdere il pelo in alcune zone rimanendo completamente senza peli.
Per discriminare una perdita di pelo anomala da una muta, è necessario controllare bene la pelle esposta: se non presenta alterazioni ed è bella rosa, non ci dobbiamo preoccupare; in presenza invece di croste o zone arrossate è sempre meglio rivolgersi al veterinario per controllare che non ci siano altri problemi sottostanti. È normale quando ricresce il pelo che la cute si colori del colore del pelo dell’animale.
Fisiologicamente può esserci una regione senza pelo dietro la nuca in alcuni soggetti.
La perdita di pelo, se il coniglio vive all’interno della casa può durare tutto l’anno con dei periodi di maggiore intensità durante la primavera e l’autunno.
Aiutare il coniglio durante la muta è importante per evitare l’insorgenza di numerosi problemi, soprattutto legati al transito gastrointestinale. Un po’ del pelo, infatti, viene ingerito durante le pulizie.
Nei conigli con un mantello normale e con un’alimentazione adeguata, ricca di fieno, l’ingestione del pelo non causa problemi. I conigli non sono in grado di vomitare e i peli ingeriti, grazie all’aiuto della fibra alimentare, vengono espulsi nei pellet di feci dure.
I problemi possono insorgere nei conigli che hanno un’alimentazione errata, povera di fibra e quelli a pelo lungo.
Per aiutare i conigli durante la muta spazzolateli quotidianamente, soprattutto i conigli angora che vanno abituati sin da piccoli alle operazioni di spazzolatura alla fine di evitare che si formino nodi che se ingeriti possono portare a ostruzione intestinale. L’utilizzo di succhi di frutta per sciogliere il pelo non serve assolutamente a niente.
Alopecia Carenziale
Se l’alimentazione non è corretta o carente dei principali principi nutritivi, o se ci sono delle patologie concomitanti che ne ostacolano l’assorbimento a livello intestinale, il pelo può apparire diradato e poco lucido
Alopecia da stress
Frequente in gravidanza, periodi di forte stress o in presenza di soggetti sottomessi. Fisiologicamente la femmina che sta per partorire, per prepararsi il nido si strappa il pelo.
Epifora
Per epifora si intende un’eccessiva lacrimazione e può essere mono o bilaterale. È legata ad un’ostruzione parziale o totale del dotto nasolacrimale. L’ alopecia e/o la dermatite che ne conseguono sono secondarie al deposito di secreto lacrimale essiccato. Molto spesso l’ostruzione del dotto naso lacrimale viene causata da problemi dentali, che vanno sempre esclusi. Anche delle riniti importanti possono causare un’ostruzione del dotto naso lacrimale. In questo caso, risolvendo il problema delle alte vie respiratorie spesso si risolve anche l’epifora.
Dermatite umida della gola
La dermatite umida della gola, generalmente è secondaria a scialorrea, ovvero un’eccessiva salivazione dell’animale, come conseguenza a problemi dentali. Come nel caso dell’epifora la saliva crea un’irritazione locale che provoca la perdita del pelo e favorisce l’insorgenza di infezioni secondarie che possono essere anche gravi a seconda dell’agente eziologico coinvolto. Nel caso in cui l’ipersalivazione non sia così importante da causare una perdita di pelo completa nel coniglio, ma sia comunque abbondante, possiamo trovare un pelo in condizioni scadenti con dei peli “attaccati tra di loro” per effetto delle caratteristiche della saliva che imbratta il pelo e fa da collante.
Dermatite da urina
L’incapacità del coniglio di urinare correttamente può essere legata a diversi fattori, come la presenza di sludge vescicale o di veri e propri calcoli. In alcuni casi l’animale non riesce a pulirsi adeguatamente perché obeso, o per problemi articolari (in caso di animali di una certa età). L’urina provoca delle vere e proprie ustioni delle zone dove ristagna. Ovviamente va individuata la causa sottostante e le lesioni vanno trattate con estrema urgenza. Molto spesso sono zone “nascoste” che il proprietario non guarda spesso, e in particolare d’estate possono essere sede di miasi…le mosche depongono le uova dalle quali poi si sviluppano le larve.
Pododermatite ulcerativa
La pododermatite è una patologia cutanea molto frequente nel coniglio domestico, che interessa, prevalentemente la cute delle zampe posteriori, anche se in particolari situazioni può coinvolgere tutti e quattro gli arti. Le lesioni si localizzano a carico della superficie plantare (superficie d’appoggio). Rispetto ad altri animali la frequente incidenza di questa patologia è legata alla particolare anatomia del piede del coniglio e al tipo di vita, diversa da quella che condurrebbe in natura.
Nella maggior parte dei casi la lesione non crea disagi al coniglio, che continua a camminare normalmente. In qualche caso però la situazione evolve. L’ischemia porta alla morte del tessuto compresso e si forma un’ulcera sulla pelle. Una volta che la cute si ulcera, inevitabilmente si infetta e l’infezione si può estendere fino ai tendini e all’osso (osteomielite). A questo punto il coniglio inizia a manifestare in modo evidente il dolore, zoppica ed è riluttante a muoversi. Una volta che si instaura l’osteomielite è difficile ottenere la guarigione e molto spesso si deve ricorrere a delle procedure drastiche come l’amputazione dell’arto, sempre che il controlaterale sia apposto. È importante intervenire precocemente, appena si nota la lesione ulcerata.
Si tratta di una malattia cronica, progressiva: significa che una volta che si instaura il processo difficilmente si riuscirà ad ottenere una guarigione completa. per saperne di più trovi un articolo dedicato
Ascessi
La frequenza degli ascessi nel coniglio, soprattutto in sede mandibolare e mascellare, è piuttosto elevata, e secondaria a problemi dentali. Nelle altre regioni del corpo, l’insorgenza di ascessi può essere secondaria a ferite da morso o di atra natura. Il pus presenta delle caratteristiche peculiari: è biancastro, estremamente denso e fortemente maleodorante. Nella maggior parte dei casi gli ascessi non regrediscono in seguito a terapia antibiotica, ma devono essere incisi e drenati, oppure asportati completamente.
Mixomatosi
La mixomatosi è una malattia virale che può manifestarsi prevalentemente in due forme: nodulare (classica) e respiratoria.
La forma nodulare prevede
– Abbattimento
– Febbre
– Congiuntivite
– Scolo oculare
– Tumefazioni cutanee sulla testa e sugli arti
– Infiammazioni degli organi genitali
Oltre che ad un forte indebolimento del sistema immunitario che predispone all’insorgenza di forme batteriche secondarie.
La morte sopravviene in 1\2 settimane per le complicazioni secondarie alla malattia: a causa del gonfiore degli occhi e dello scolo, l’animale non è più in grado di alimentarsi spontaneamente e ha difficoltà anche a respirare. La mortalità è molto elevata. I soggetti giovani possono essere colpiti da una forma iperacuta con morte in 48 ore e come unico sintomo si ha ipertermia.
La forma respiratoria è caratterizzata da congiuntivite e sintomi respiratori con lesioni cutanee molto lievi e edema dei genitali
Dermatomicosi
Le infezioni da funghi della pelle colpiscono maggiormente i conigli giovani, in particolare se allontanati troppo presto dalla mamma e quindi con delle difese immunitarie carenti mentre sono poco comuni nei conigli di casa adulti.
Le parti colpite sono solitamente dita, orecchie, muso, palpebre. Le lesioni possono avere diverso aspetto; tipicamente appaiono come aree prive di pelo ricoperte di piccole scaglie grigiastre. Il prurito in genere è scarso. La dermatofitosi può colpire anche le persone, oltre a cani e gatti, perciò il coniglio infetto può contagiare gli altri animali della casa oltre ai proprietari.
Forme parassitarie
Le forme parassitarie sono frequenti, in particolari in animali che vengono tenuti all’esterno, o che hanno libero accesso all’esterno e non vengono trattati con aspecifici prodotti, in presenza di animali conviventi che non sono trattati, o in caso di scarse condizioni igieniche. In particolare le forme più frequenti sono le acariasi e la cheietella. Nell’ultimo caso la presenza di forfora biancastra in particolare sul dorso può essere sintomo di un problema del coniglio che non si riesce più a pulire bene, quindi
• Problemi dentali: il dolore al cavo orale impedisce le normali operazioni di pulizia
• Problemi articolari, in particolare nei conigli anziani con artrosi che non riescono ad eseguire certi movimenti
• Debolezza o apatia
Pulci, zecche e pidocchi sono meno frequenti: generalmente sono legati ad un’alta infestazione ambientale in presenza di animali conviventi come gatti (nel caso delle pulci) o galline (nel caso dei pidocchi) che non sono trattati.
Forme neoplastiche
Le forme neoplastiche cutanee sono molto frequenti; ci sono sia forme benigne che forme maligne. Possono colpire tutte le parti del corpo e raggiungere dimensioni considerevoli. Le forme più note sono le neoplasie mammarie, frequenti nelle femmine non sterilizzate o sterilizzate tardivamente. Le neoplasie mammarie sono spesso delle forme maligne che tendono a metastatizzare al polmone. Oltre alle forme mammarie ci sono anche molte altre forme neoplastiche: guardate con sospetto tutte le tumefazioni che sentite; con l’aumento delle aspettative di vita è aumentata anche l’incidenza di “nuove malattie”
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Macrorhabdus Ornitogaster
La megabatteriosi è una patologia che colpisce numerose specie di uccelli: canarini, cardellini, diamanti di Gould, passeri del giappone, pappagalli (tra questi in particolare i pappagallini ondulati).
Maggiormente colpisce soggetti molto giovani ed è favorita da immunodepressione e trattamenti antibiotici senza criterio eseguiti da proprietari prima di vedere un veterinario. (Spesso il veterinario è l’ultimo ad essere contattato, vengono utilizzati farmaci random a dosaggi errati che peggiorano solo la situazione).
L’agente eziologico è un fungo, Macrorhabdus ornitogaster, microrganismo unicellulare che vive prevalentemente a livello dello stomaco ghiandolare ma che può, in caso di infezioni massive, raggiungere tutti i tratti dell’apparato digerente provocando una grave infiammazione e alterazioni delle capacità digestive.
I sintomi prevedono
• Difficoltà nell’assimilazione dei nutrienti: gli uccelli colpiti sono costantemente in ricerca di cibo, mangiano molto, pur dimagrendo.
• Le feci contengono semi o alimenti non digeriti, talvolta sono presenti diarrea liquida o tracce di sangue.
• L’infiammazione causa una grave proventricolite con aumento della produzione di muco che blocca la normale progressione del cibo dallo stomaco verso l’intestino e l’uccello può rigurgitare.
• L’infiammazione e il fastidio a livello del tratto digerente possono provocare autodeplumazione nei pappagalli.
• Alcuni soggetti possono presentare un gonfiore a livello addominale (aumento di volume dello stomaco) oppure stasi del gozzo (soprattutto nei nidiacei).
• Apatia, letargia e sintomi neurologici (tremori), possono essere causati da un’estrema debolezza dovuta all’ ipoglicemia.
• I volatili muoiono di fame o a causa delle infezioni secondarie.
Trasmissione
L’infezione avviene per contatto con tutto il materiale proveniente dal tratto digerente degli uccelli, ossia feci, saliva, rigurgito.
La diagnosi
Si effettua mediante esame microscopico delle feci con l’utilizzo di colorazioni specifiche (di solito si eseguono tamponi cloacali e del gozzo); a volte è necessario ripetere l’esame più volte per arrivare ad una diagnosi, anche se i sintomi possono già essere molto indicativi. In allevamento, in caso di più decessi sarebbe fondamentale eseguire un esame autoptico con l’isolamento specifico dell’agente eziologico.
Terapia
L’unica molecola efficace al momento è l’Amfotericina B, che va somministrata direttamente in bocca o nell’acqua (purtroppo di difficile reperimento). Anche altri antifungini a volte riescono a tenere sotto controllo la carica di questo patogeno, anche se debellarlo completamente risulta alquanto difficile.
Per ridurre la carica batterica e le infezioni secondarie possono essere utilizzati antibiotici.
Per migliorare la digestione e rendere più difficile la colonizzazione a livello gastrico è possibile fornire agli uccelli acqua lievemente acida (addizionata di limone o aceto di mele).
Come sempre agire di prevenzione può aiutare molto:
1. Ridurre lo stress
2. Evitare il sovraffollamento
3. Curare l’alimentazione
4. Isolare prontamente i soggetti ammalati o deboli
5. Curare l’igiene in quanto l’infezione si contrae da cibo contaminato, feci, imbeccata a nidiacei da parte di riproduttori infetti.
6. Evitare l’utilizzo di farmaci senza prescrizione di un veterinario
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La gallina livornese
La gallina livornese (in inglese Leghorn Chicken), è una razza italiana famosa in tutto il mondo. La razza deriva da incroci di polli allevati nelle campagne toscane, ed ha preso il nome dalla città di Livorno, dal cui porto è partita “alla conquista del mondo” per raggiungere inizialmente l’America e la Gran Bretagna.
Si tratta di una razza leggera e vivace con una spiccata attitudine alla produzione di uova e una scarsa tendenza a covare. In Italia sono state standardizzate dieci colorazioni diverse, mentre negli altri paesi ce ne sono molte di più.
Un po’ di storia
La razza è originaria del centro Italia, in particolare delle campagne toscane, dove si è diffusa, diventando la regina delle aie, grazie alle sue caratteristiche di rusticità e produttività.
Nella prima metà dell’800 alcuni esemplari sono partiti dal porto di Livorno per colonizzare le Americhe e la Gran Bretagna, paesi in cui fu subito notata per la bellezza e le sue caratteristiche produttive. In seguito si è diffusa in tutto il mondo. In tutti i paesi in cui è arrivata, la razza ha avuto molto successo presso gli allevatori, i quali hanno cercato di migliorarla attraverso meticolosi lavori di selezione, importando altri animali con colorazioni e caratteristiche morfologiche diverse dall’Italia, per adattarla alle esigenze dei vari climi e ambienti.
La fama universale di questo animale è arrivata anche grazie al personaggio dei Looney Tunes, chiamato Foghorn Leghorn
Caratteristiche morfologiche
Ha un corpo affusolato e leggero dalla forma snella ed elegante, che viene mascherata da un piumaggio folto che la fa sembrare decisamente più in carne.
Il gallo ha un peso di circa 2,4 – 2,7 Kg e la gallina di circa 2,0 – 2,3 Kg. È alta sui tarsi e ha il collo portato eretto e leggermente arcuato, che gli conferisce un ‘aria vivace e sempre all’erta. La coda è ampia e il suo piumaggio fluente.
La testa è di media grandezza e leggermente allungata, ed è provvista di una cresta semplice abbastanza grande, rossa, portata perfettamente diritta nel maschio e piegata nella femmina dopo il secondo dente; i denti della cresta sono cinque e ben distanziati tra di loro, e tranne il primo sono di eguale grandezza (nella selezione canadese le dimensioni della cresta sono state ridotte per evitare il congelamento). Il becco è di media lunghezza, leggermente ricurvo e di colore giallo, con striature nerastre nelle colorazioni scure. Gli occhi sono rosso/arancio, grandi e vivaci. I bargigli sono rossi e di media lunghezza. La faccia è rossa, liscia e priva di peluria e gli orecchioni sono bianchi, ovali, di media grandezza e perfettamente aderenti alla faccia.
Lo standard italiano riconosce dieci varietà di colore, anche se all’estero ne sono presenti molte di più, soprattutto nella Livorno tedesca e in quella olandese. In Italia le varietà riconosciute sono:
• Barrata
• Bianca
• Bianca Columbia
• Blu
• Collo Arancio
• Collo Argento
• Collo Oro
• Fulva
• Nera
• Pile
La varietà originale è quella Bianca, che è stata quella maggiormente selezionata per la produzione di uova e che è alla base dei ceppi industriali di ovaiole bianche.
Caratteristiche comportamentali
Le galline livornesi sono animali molto vivaci e arzilli, per cui necessitano di vivere liberi, come tutte le razze leggere; passano la maggior parte del tempo a raspare la terra in cerca di cibo (sono un po’ il simbolo della gallina ruspante). Se allevati al chiuso, possono sviluppare problemi comportamentali. A causa del carattere selvatico, è abbastanza diffidente nei confronti dell’uomo, ma se addomesticata fin da piccola, arriva anche a mangiare dalle mani.
Non mangiano molto e sono splendide raccoglitrici e cacciatrici di insetti e vermi. Possono resistere ai climi freddi continuando a deporre uova. Sono anche resistenti alle temperature elevate. Sono estremamente prolifiche (anche se hanno scarsa tendenza alla cova).
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Le patologie delle tasche guanciali nei criceti
Cosa sono
Le tasche guanciali sono delle pieghe della mucosa orale situate a livello delle guance. In assenza di contenuto non sono visibili
A cosa servono
I criceti vivono in territori poveri da un punto di vista di risorse alimentari e sono abituati a compiere lunghe distanze durante la notte per l’approvvigionamento di cibo, e lo Immagazzina temporaneamente all’interno delle tasche appunto; man mano che vengono riempite, si dilatano fino alla dimensione di due piccole noci e una volta raggiunto il limite il piccolo roditore tornerà nella sua tana per alimentarsi e mettere da parte quello che non avrà consumato.
È normale, dunque, osservare il criceto con le guance gonfie in alcuni momenti della giornata, così come lo è altrettanto ritrovare una certa quantità di semi sparsi all’interno del rifugio, accumulati idealmente per i momenti di scarsità di risorse.
Principali patologie
Le patologie delle tasche guanciali sono tra le più frequenti cause di presentazione dal medico veterinario.
Costipazione
Talvolta il contenuto delle tasche guanciali si impacca e aderisce alle tasche stesse, che il criceto non riesce più a svuotare. Con il tempo il contenuto va in putrefazione. In genere è possibile svuotarle senza grosse difficoltà e senza ricorrere alla sedazione (questo dipende anche dal carattere del criceto stesso) con l’ausilio di pinzette e massaggiando delicatamente il contenuto della tasca. Se il materiale alimentare è ristagnato a lungo può aver causato delle infezioni batteriche o fungine. Nei casi più gravi è opportuno utilizzare dell’antibiotico per via sistemica. A volte si formano delle fistole, ossia delle aperture cutanee dalle quali il materiale tende ad uscire spontaneamente, che però in genere tendono a guarire con la somministrazione di antibiotico.
Prolasso
Il prolasso della tasca guanciale può interessare una o entrambe le tasche. La tasca prolassata appare come una piccola massa carnosa che fuoriesce dalla bocca, che con il tempo si ulcera e si necrotizza. Le cause di questa patologia possono essere diverse, alcuni ipotizzano che sia principalmente un problema comportamentale, dovuto al continuo immagazzinamento del cibo lasciato a disposizione in abbondanza. Se il prolasso è recente e la tasca non è traumatizzata è possibile riposizionarla, se invece la tasca è lesionata o poco vitale è necessario rimuoverla. Anche in seguito all’asportazione di entrambe le tasche il criceto conduce una vita normale.
Ferite ed ascessi
Il cibo che viene immagazzinato all’interno delle tasche guanciali è molto spesso appuntito o tagliente e pertanto potrebbe causare delle microlesioni sulla superficie della mucosa.
Vista la cospicua presenza di batteri, sia sul cibo stesso che nel cavo orale, qualunque soluzione di continuo, sia essa piccola o grande, potrebbe infettarsi e dar luogo alla formazione di ascessi, fenomeno non raro anche a seguito di costipazione prolungata.
La presenza di lesioni all’interno del cavo orale richiede, il più delle volte, la somministrazione di antibiotici e, se necessario, la pulizia ed il drenaggio del materiale purulento.
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