La storia di Lilla e il suo problema respiratorio
Lilla è una coniglia di 8 anni, sterilizzata, che è stata portata in visita perché da qualche giorno non si alimenta in modo normale e ha ridotto la quantità di feci emesse nell’arco della giornata.
Alla visita clinica è subito emersa una grave difficoltà respiratoria e la presenza del famoso “respiro discordante”, in peggioramento repentino.
Per non aggravare la situazione respiratoria per lo stress, prima di effettuare qualsiasi procedura è stato fatto un miorilassante.
La radiografia ha mostrato la presenza di un versamento toracico importante, confermato poi con l’esame ecografico. Con la leggera sedazione effettuata è stato possibile rimuovere quasi 50 ml di liquido dal torace. Il drenaggio del torace eco guidato è una procedura semplice, se viene effettuata nel modo corretto, che da un immediato sollievo al paziente perché permette al polmone, compresso dalla presenza di liquido, di espandersi nuovamente.
Una volta tolto il liquido dal torace si è potuta vedere una voluminosa neoformazione (tumore), responsabile del versamento.
La citologia ha confermato la presenza di una neoformazione tumorale che non ha dato scampo alla piccola lilla che è mancata dopo una settimana dalla prima presentazione.
Le difficoltà respiratorie e le forme neoplastiche che le provocano sono, purtroppo frequenti nei nostri conigli domestici. Possiamo avere, linfomi, timomi, linfomi timici e forme neoplastiche polmonari primarie. Sono molto frequenti anche le forme metastatiche delle neoplasie a carico dell’apparato riproduttore. Purtroppo quando i sintomi si palesano è già tardi…agiamo di prevenzione: nei conigli adulti è consigliato effettuare delle radiografie al torace e delle visite cliniche periodiche. Chiedete al vostro veterinario.
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Il Duprasi (Pachyuromys duprasi)
Il duprasi (Pachyuromys duprasi) è un simpatico roditore appartenente alla famiglia dei gerbilli originario dell’Africa settentrionale (Algeria, Egitto, Tunisia). Molto spesso viene chiamato “gerbillo dalla coda grassa” per la particolare conformazione della sua coda.
È un animale docile e tranquillo, scarsamente mordace e di facile gestione, che può rivelarsi un simpatico amico. Tanto docile con le persone, sono molto aggressivi tra di loro; preferiscono la vita in solitudine. Fenomeni di cannibalismo possono presentarsi anche tra la mamma e i suoi piccoli.
Caratteristiche fisiche
Il duprasi presenta un corpo tozzo e rotondeggiante con una folta pelliccia, grigia e marrone dorsalmente e bianca ventralmente. Il muso è appuntito e dotato di lunghi baffi. La coda ha un aspetto caratteristico è quasi completamente priva di pelo e ha la forma di una clava; rappresenta un deposito di tessuto adiposo, perciò nei soggetti sani e in stato di nutrizione ottimale è ben arrotondata. Nella coda viene immagazzinato il grasso, che verrà poi utilizzato dall’animale come fonte di acqua ed energia in caso di necessità. Se è troppo sottile, può indicare che l’animale non mangia abbastanza o che non sta molto bene.
Il corpo, coda inclusa, raggiunge i 15 cm e il peso oscilla tra i 50 e gli 80 grammi. Il maschio (80-82 g) è più grande della femmina (55-60 g). Maschio e femmina si distinguono in base alla distanza ano-genitale (la distanza tra l’apertura genitale, prepuzio nel maschio, e vulva nella femmina e l’ano), che è maggiore nel maschio. Nei maschi adulti i testicoli sono voluminosi e si osservano facilmente quando si tiene il duprasi in posizione verticale. Nella femmina, dopo i 4 mesi di età sono visibili 4 paia di capezzoli, assenti nel maschio.
La dentatura comprende 4 incisivi e 12 molari, mentre non sono presenti canini e premolari; la formula dentale è I 1/1, C 0/0, PM 0/0, M 3/3.
Habitat naturale
In natura lo si può trovare in aree desertiche e rocciose, dove scava gallerie e costruisce tane in profondità nel terreno, utili per nascondersi e proteggersi dai predatori. È un animale notturno che inizia la sua attività al crepuscolo e termina alle prime luci del mattino; in cattività, però, è frequente trovarli svegli durante la giornata. I duprasi, a differenza dei comuni gerbilli, sono animali solitari che non apprezzano la compagnia di altri individui della loro specie. Maschi e femmine si incontrano solo per riprodursi, mentre i cuccioli rimangono con la madre fino a che non sono abbastanza grandi da allontanarsi e vivere da soli. Due adulti che si ritrovano a vivere a stretto contatto possono arrivare ad aggredirsi e ferirsi anche gravemente. L’aspettativa media di vita è di 2-4 anni.
Indole
Una volta abituati al contatto umano, i duprasi sono tra i roditori più miti, pacifici e dolci. Essendo prede temono i movimenti rapidi e bruschi. Ci si deve guadagnare la loro fiducia avvicinando lentamente le mani, meglio se con qualcosa da mangiare, aspettando che siano loro ad avvicinarsi e senza forzarli. Con il tempo saranno loro stessi a cercare il contatto. I maschi sono di solito più mansueti delle femmine, ma il carattere varia da individuo a individuo.
Alimentazione
È un insettivoro: si nutre di invertebrati ma integra la dieta con vegetali.
L’alimento ideale è rappresentato da una dieta in pellet per roditori insettivori ad alto tenore proteico a cui devono essere aggiunte delle proteine di origine animale come insetti, adeguatamente integrati con il calcio (tarme della farina, camole, caimani e grilli: attenzione a non esagerare con le prime due perché altamente caloriche). Per un corretto apporto di minerali e vitamine si possono aggiungere anche piccole porzioni di verdure da dare crude: insalata, zucchine, carote, cetrioli, radicchio, peperoni, sedano. Saltuariamente possiamo aggiungere alla sua dieta dei pezzetti di frutta e frutta secca, senza eccedere.
Gli alimenti per criceti, a base di semi, cereali e frutta secca, sono da evitare perché causano obesità. In presenza di alimenti specifici è sempre consigliato il loro utilizzo: la dieta commerciale è ben formulata ed integrata se di alta qualità (impariamo a leggere le etichette), e si rischia meno l’insorgenza di carenze o iperingrassamento. Non tutti i roditori hanno le stesse esigenze, è fondamentale rispettare le loro caratteristiche fisiologiche.
Deve essere sempre lasciata a disposizione acqua da bere fresca e pulita, assicurandosi che riescano ad accedervi.
Stabulazione
Essendo animali scavatori per poter seguire il loro istinto, hanno bisogno di un terrario e di uno strato di lettiera alto almeno 10- 15 cm. Possono essere utilizzati dei terrari per roditori in vendita nei negozi di animali o anche acquari riadattati. Le dimensioni minime per garantire il benessere di questi animali sono 75x40cm. Nell’alloggio scelto si deve mettere una quantità abbondante di lettiera, segatura, truciolato o canapa. È bene fornire anche striscioline di carta e del fieno che verranno utilizzate come giaciglio per il nido. Altri acquisti indispensabili sono una ruota, una casetta, il beverino, un ripiano su cui poter mettere la ciotolina per il cibo e una vaschetta con la sabbia: quest’ultima serve ai duprasi per pulirsi il pelo che, altrimenti, tende a diventare unto e arruffato. Sono molto apprezzati anche oggetti in legno come ponti, scalette, ripiani e tubi. La temperatura ideale è di 24°C e l’umidità di 35-50%. Essendo adattati ad un clima arido, i duprasi producono scarsa urina e quindi tendono a sporcare poco il fondo.
Riproduzione
I duprasi raggiungono la maturità sessuale a 2,5-3,5 mesi di età. Il maschio e la femmina devono essere inseriti gradualmente, facendoli incontrare in un ambiente neutro; se si accettano, devono essere lasciati insieme alcuni giorni sotto stretto controllo. Durante il rituale di accoppiamento sia il maschio che la femmina si alzano in piedi e simulano una sorta di lotta emettendo degli squittii. Dopo l’accoppiamento devono essere nuovamente separati, poiché la femmina spesso aggredisce il maschio. Possono riprodursi tutto l’anno I duprasi non formano coppie fisse e accettano di accoppiarsi anche con soggetti non familiari.
La gravidanza dura 19-22 giorni. La femmina costruisce un nido in cui allevare i piccoli, che sono in media 3 per parto (con un range di 1-7). Alla nascita sono molto immaturi, ciechi, sordi e privi di pelo, con un peso di circa 2,5 g. I piccoli crescono velocemente, raddoppiando le dimensioni dopo la prima settimana di vita. A due settimane di età triplicano il peso alla nascita; a 16 giorni aprono gli occhi. Iniziano a consumare cibo solido (es. pellet) a 21 giorni di vita e a 28 sono svezzati. Dopo lo svezzamento si devono separare i figli dalla madre formando due gruppi di sesso opposto, o alloggiare i giovani singolarmente. La crescita è completa a 4-5 mesi di età.
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Il drago d’acqua Australiano (Physignathus lesueurii, Itellagama lesueurii)
Il drago d’acqua australiano (Physignathus lesueurii, Itellagama lesueurii) è endemico in Australia, in particolare lo si può trovare frequentemente (è uno dei sauri più presenti nel territorio) a nord di Vittoria fino al Queensland, e sono state segnalate delle piccole popolazioni anche nell’Australia meridionale (sembra che la sua presenza qui sia seguita all’importazione da parte dell’uomo di alcuni esemplari).
Si tratta di un rettile carnivoro\onnivoro (a seconda della fase di vita), buon nuotatore capace di resistere anche per 30 minuti in apnea.
È Il più grande sauro tra gli Agamidi.
Se ben condizionato si abitua alla vita in cattività e alla manipolazione umana facilmente. Anche in natura convive con l’uomo senza mostrare particolare paura in parchi e giardini. Le aspettative di vita si aggirano intorno ai 10\15 anni (ovviamente come tutti i rettili queste aspettative sono strettamente legate anche alla gestione dell’animale e al rispetto delle sue necessità).
Nomenclatura
Il nome Physignathus significa letteralmente “guancia gonfia” e si riferisce all’aspetto sporgente della gola e della mascella inferiore. Physignathus comprende due specie riconosciute: Physignathus lesueurii e Physignathus concincinus (Drago d’acqua cinese), endemico in Asia. Il nome specifico lesueurii onora il naturalista francese Charles-Alexandre Lesueur che scoprì questa specie durante una spedizione nel 1800.
Una recente revisione tassonomica ha concluso che la specie australiana di Physignathus mostra caratteristiche abbastanza diverse da classificarla nel suo genere. Nel 2012, infatti, la specie è stata ufficialmente ribattezzata Itellagama lesueurii.
Caratteristiche fisiche
L’Australian Water Dragon ha una caratteristica testa triangolare molto sviluppata e molto simile per alcuni aspetti a quella del più comune Drago Barbuto (Pogona Vitticeps). Presenta inoltre una cresta nucale di scaglie spinose che si attaccano alla cresta vertebrale presente per tutta la lunghezza del suo corpo fino alla coda. Sono presenti anche squame spinose di dimensioni maggiori sulla superficie laterale del corpo. Ha una giogaia ben sviluppata. La cresta dorsale e la coda sono compresse lateralmente e gli arti sono forti e robusti, con dita particolarmente lunghe sulle zampe posteriori. La coda è in grado di rigenerarsi quando si perde in seguito a traumi o quando viene amputata chirurgicamente.
La colorazione differisce tra le sottospecie; il drago d’acqua orientale, Itellagama lesueurii, ha una colorazione variabile dal grigio al grigiastro nella porzione dorsale con strisce nere lungo la cresta vertebrale e sulla parte inferiore della coda. Presenta anche una striscia scura orizzontale che parte dall’occhio e si estende dietro la membrana timpanica lungo il collo. Gli arti sono per lo più neri con macchie e strisce grigie e la coda presenta strisce grigie e nere. La superficie ventrale è bruno giallastra, con il petto e la parte superiore del ventre rosso vivo nei maschi maturi.
Il drago d’acqua di Gippsland, Itellagama lesueurii howittii, è identico nella morfologia a quello orientale; le scaglie spinose sono leggermente più piccole. Differisce per la sua colorazione: dorsalmente il corpo va dal verde oliva al marrone con strisce nere trasversali. Manca la striscia scura orizzontale tra l’occhio e il meato acustico. I maschi maturi hanno il petto blu-verde scuro e presentano delle strisce gialle e blu intorno al collo e alla gola.
Alcune delle sue caratteristiche fisiche rispecchiano il suo stile di vita
– È un animale arrampicatore: dotato di lunghe gambe e robusti artigli per rimanere aggrappato ai rami.
– È un abile nuotatore: per nuotare usa la sua coda muscolosa. La coda viene utilizzata anche come arma contro il nemico
Comportamento
Il drago d’acqua australiano in natura è attivo da settembre a giugno, mentre nei mesi più freddi rimane quiescente. Per sopravvivere alle fredde temperature invernali, si rifugia in tane già presenti, perché abbandonate da altri animali, o le scava direttamente in terreni morbidi vicino ai corsi d’acqua, ricoprendone poi la via d’entrata con rami e arbusti. Una volta rintanato nel suo giaciglio entra in una fase di quiescenza, rallentando il suo metabolismo, fino all’arrivo della primavera. Per questo motivo, per rispettare quindi la sua vita in natura, sarebbe importante anche in cattività effettuare una bruma durante il periodo invernale.
Sono animali sociali: se l’habitat è adatto vivono in piccole comunità costituite da un maschio adulto, dominante, che difenderà il piu possibile il territorio da altri maschi, e femmine di diverse età. Questo non significano che in ambienti ristretti si possano tenere piu animali insieme. A seconda delle dimensioni del terrario il consiglio è quello di tenere solamente un individuo oppure un maschio e una femmina.
Habitat in natura
Gli habitat dove si possono trovare differiscono notevolmente: dalla foresta pluviale a nord ai torrenti alpini a sud. Sempre deve esserci acqua corrente con un’estesa copertura arborea, e la possibilità di effettuare dei bagni di sole (quindi la vegetazione non deve essere troppo fitta). Queste caratteristiche devono essere presenti anche nella loro stabulazione in cattività. Non è semplice ricreare un ambiente idoneo rispettando tutte le condizioni necessarie.
Temperatura: il terrario deve essere lungo a sufficienza per soddisfare il gradiente termico. Temperatura spot intorno ai 40 gradi, mentre nella zona fredda deve essere intorno ai 25\26 gradi. Deve essere in grado di scegliere la temperatura che preferisce. La lampada calda deve ovviamente essere schermata per evitare ustioni.
Necessaria un’esposizione ai raggi UVB (10%): le lampade devono essere sostituite ogni 6 mesi. Durante la bella stagione possono essere esposti al sole, temperature permettendo, i raggi non devono essere filtrati da vetri, finestre plexiglass.
Necessitano di un’umidità che si aggira intorno al 70%. Riesco a sopravvivere anche a umidità inferiori ma possono sviluppare patologie cutanee importanti.
Fondamentale dare la possibilità di fare il bagno: aggiungere al terrario un contenitore che non deve essere piu piccolo di tre quarti della lunghezza del rettile. Deve essere anche sufficientemente profondo da permettere al rettile d’immergersi.
Alimentazione in natura e in cattività
I draghi d’acqua sono completamente insettivori nella prima parte di vita, man mano che crescono diventano più onnivori e la materia vegetale costituisce gradualmente quasi la metà della dieta.
In natura si nutrono di insetti come formiche e cicale che catturano tra i rami degli alberi, ma possono cibarsi anche di molluschi e crostacei. Tra i vegetali, fichi e altri frutti, fiori e alghe.
In cattività possono essere forniti degli insetti adeguatamente preparati ed integrati, frutta e verdura di stagione. L’alimento va fornito quotidianamente durante la giovane età, 3\4 volte a settimana nei soggetti adulti
Principali patologie
I principali problemi sono problemi respiratori, legati all’incapacità di tenere un tenore di umidità adeguato. Possono sviluppare anche problemi batterici cutanei e patologie legate a disordini del metabolismo del calcio come la MOM.
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L’ipocalcemia nei rettili
Il calcio è uno ione principalmente extracellulare, che si trova per circa il 99% nello
scheletro, il quale funge da riserva per mantenere la normale concentrazione nel liquido extracellulare.
Molti processi cellulari dipendono dal calcio, come ad esempio
• Molte reazioni enzimatiche
• il trasporto di membrana
• la trasmissione nervosa
• la contrazione muscolare, compreso il cuore e la muscolatura liscia dei visceri e dell’utero
• l’aggregazione piastrinica, intervenendo quindi nella coagulazione
• la costituzione dei tessuti duri (ossa e denti)
• la funzione neuromuscolare
Perché il calcio sia assimilato dall’alimento è fondamentale la presenza della vitamina D3, che si forma nella pelle per l’azione dei raggi ultravioletti di tipo B (UVB); se questa vitamina è carente, o non attiva, la dieta può anche essere ricca di calcio ma questo non viene assorbito a livello intestinale e si instaura una condizione di ipocalcemia.
La vitamina D3 può essere introdotta anche con la dieta, ma non tutti i rettili sono in grado di sfruttarla se viene per via orale.
Per l’assimilazione del calcio ha un importante ruolo anche la temperatura ambientale. I rettili sono animali ectotermi, vale a dire che il loro organismo deve ricevere il calore da fonti esterne, perchè non è in grado di produrlo con il metabolismo come fanno i mammiferi e gli uccelli. La loro funzione digestiva, come tutte le altre funzioni metaboliche, dipende dalla temperatura ambientale: se non viene fornita un’adeguata temperatura ambientale l’assorbimento dei nutrienti viene ostacolato.
A causa del ruolo fondamentale svolto in un’ampia varietà di funzioni cellulari, la
concentrazione del calcio ionizzato nel LEC deve essere mantenuta entro un intervallo ristretto.
Il metabolismo del calcio viene regolato da diversi ormoni
• Il paratormone (secreto dalle paratiroidi): la sua funzione principale è quella di regolare la concentrazione plasmatica del calcio attraverso la sua azione sulle ossa, sui reni e sulla mucosa intestinale. Bassi livelli di calcio ionizzato nel sangue stimolano un aumento del rilascio del PHT che a sua volta stimola la mobilizzazione del calcio dalle ossa, un aumento dell’assorbimento del calcio dall’intestino e dai reni.
• La calcitonina (viene prodotta dalla tiroide): sembra avere un meccanismo d’azione opposto rispetto a quello del PHT; un aumento della concentrazione ematica del calcio aumenta il rilascio della calcitonina che inibisce la mobilizzazione del calcio dalle ossa.
• La forma attivata della vitamina D3: la 1,25 diidrossivitamina stimola il riassorbimento del calcio e del fosforo dalla mucosa intestinale. Per l’attivazione della vitamina D3 è fondamentale l’esposizione ai raggi UVB e un corretto funzionamento del fegato e dei reni che lavorano in sinergia per produrre la sua forma attiva.
Le femmine gravide hanno una maggior concentrazione plasmatica di calcio, fosforo, proteine e globuline come conseguenza ad un aumento della domanda per la vitellogenesi, la produzione del tuorlo e la deposizione; durante lo sviluppo delle uova le femmine mostrano una ipercalcemia para fisiologica in risposta agli estrogeni e all’attività riproduttiva.
L’ ipocalcemia spesso si verifica a seguito di
– Insufficiente introduzione con la dieta di Calcio e vitamina D3
– Squilibrio tra calcio e fosforo alimentare, con un eccesso di fosforo
Il calcio è presente nel plasma in tre forme: il 50% è in forma ionizzata o libera, l’unica metabolicamente attiva; la rimanente quota è legata alle proteine (principalmente con l’albumina ed in minor misura con le globuline) o a ioni fosfato, citrato, lattati e ai bicarbonati.
Cambiamenti delle concentrazioni delle proteine sieriche modificano direttamente le concentrazioni del calcio totale ematico, sebbene la concentrazione del calcio ionizzato rimanga normale. L’acidosi modifica la concentrazione di calcio ionizzato riducendo il suo legame con le proteine. Il contrario accade in corso di alcalosi.
– Alcalosi
– Ipoalbuminemia
– Ipoparatiroidismo
– Iperparatiroidismo nutrizionale secondario, patologia caratteristica di rettili erbivori come le iguane (molto spesso le loro diete sono ricche in fosforo e povere in calcio, scarseggiano di vitamina D3 e dell’esposizione ai raggi solari, questo induce lo sviluppo della malattia ossea metabolica con osteodistrofia e fratture patologiche.) MOM.
– Anche i rettili carnivori mal alimentati possono sviluppare ipocalcemia come conseguenza di un alterato rapporto tra calcio e fosforo.
– L’iperparatiroidismo renale secondario può portare a ipocalcemia: L’iperparatiroidismo secondario è una complicanza comune della malattia renale cronica. Il progressivo declino della funzionalità renale, infatti, porta all’alterazione del metabolismo di calcio (Ca), fosforo (P) e vitamina D. Il conseguente sviluppo di ipocalcemia determina un incremento della sintesi di ormone paratiroideo (PTH), ormone prodotto dalle ghiandole paratiroidi, che è il principale regolatore dei livelli circolanti di calcio.
Segni clinici dell’ipocalcemia
– Tremori muscolari
– Paresi
– Crisi convulsive
La malattia ossea metabolica (MOM o Metabolic Bone Disease), detta più correttamente iperparatiroidismo nutrizionale secondario, è una patologia che causa una mancata calcificazione dell’osso, con deformazione scheletrica, crescita deforme e, nei casi estremi, morte. È una malattia molto frequente nei rettili che vivono in terrario (specialmente vegetariani). La MOM riconosce diverse cause.Le più comuni sono di origine alimentare (“MOM nutrizionale”) e comprendono:
• una carenza di calcio nell’alimento
• un eccesso di fosforo nella dieta a fronte di una quantità di calcio adeguata o carente. Se l’alimento contiene troppo fosforo in rapporto al calcio, i reni lo eliminano ma questo comporta una concomitante escrezione di calcio, per mantenere in equilibrio il rapporto tra questi due elementi
• una carenza di vitamina D3, indispensabile per l’assimilazione del calcio alimentare, per insufficiente esposizione ai raggi UVB o per carenza alimentare.
Cause più rare di MOM comprendono la somministrazione eccessiva di alimenti ricchi di ossalati, che legano il calcio e non lo rendono disponibile, o patologie a carico di fegato, reni, intestino, tiroide o paratiroidi.
La maggior parte dei casi di MOM nutrizionale è causata da errori di gestione.
• Vetro, plastica e plexiglas filtrano completamente i raggi UVB: l’esposizione deve essere diretta e non filtrata, anche al sole
• Le lampade UVB vanno regolarmente sostituite dopo 6-12 mesi: continuano a emettere luce visibile, ma per la sintesi di vitamina D3 diventano inutili.
• Le lampade UVB non sono UVA
• Devono essere posizionate ad un massimo di 45 cm da dove si posiziona il rettile.
• Per una termoregolazione efficace e un’esposizione adeguata ai raggi UVB, la fonte di calore e la lampada a ultravioletti devono essere collocate vicine, non ai due estremi del terrario.
• Se la temperatura ambientale non è adeguata, gli elementi nutritivi contenuti nel cibo, compreso il calcio, non vengono adeguatamente assimilati.
• la dieta deve contenere un quantitativo sufficiente di calcio.
• L’uso di integratori di calcio che contengono anche fosforo è inutile, in quanto non permettono di avere un rapporto calcio: fosforo. Si deve integrare l’alimentazione con solo calcio. La fonte di calcio migliore è il calcio carbonato, facilmente reperibile in farmacia ad un prezzo molto contenuto.
• Per i rettili insettivori, il cibo, gli insetti, devono essere integrati con un buon quantitativo di calcio almeno due gg prima di essere somministrati.
Per ristabilire il livello di calcio le ghiandole paratiroidi liberano in circolo il PTH che, per mantenere la calcemia costante stimola il rilascio del calcio dalle ossa, causandone la demineralizzazione che si manifesta nei soggetti giovani in accrescimento con rachitismo e deformazioni (anche della corazza nelle tartarughe), spesso irreversibili. Nelle tartarughe la corazza si presenta tenera e cedevole. Nei sauri le alterazioni più evidenti si osservano a livello della mandibola, che è tenera come se fosse di gomma. Inoltre sono incapaci di reggersi bene sulle zampe anteriori. Spesso la colonna vertebrale si deforma e forma delle curve.
Negli adulti la malattia viene detta osteomalacia e può essere più difficile da valutare perché lo scheletro è già formato. Spesso negli adulti i segni sono correlati a disfunzioni della muscolatura liscia, come costipazione intestinale o difficoltà a deporre le uova.
stimolare il riassorbimento di calcio dai reni
aumentare l’escrezione urinaria di fosforo, per mantenere costante il loro rapporto
Segni clinici di MOM
Nei camaleonti si può osservare la paralisi della lingua, la caduta dai rami sui quali non riescono più a reggersi e, nei caliptrati, la deformazione del “casco”.
La deformazione della corazza in corso di MOM può consistere in un appiattimento o in una deformazione “a piramide”. Si può verificare l’incurvamento delle ossa lunghe e difficoltà di deambulazione. Le tartarughe adulte sono molto resistenti allo sviluppo di MOM clinicamente evidente, perché la corazza rappresenta una riserva di calcio. Il calcio interviene anche nella contrazione della muscolatura, perciò i rettili affetti da MOM possono mostrare disturbi intestinali (costipazione) e difficoltà a deporre le uova (distocia).
Nei sauri adulti si può manifestare un sintomo tipico, detto tetania ipocalcemica, che si manifesta con tremori diffusi, inizialmente molto lievi e progressivamente più gravi ed evidenti.
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La zoppia nelle galline pet: le cause più comuni
Le cause di zoppia nelle galline possono essere molteplici; gli agenti eziologici coinvolti sono diversi, tra quelli piu comuni sicuramente possiamo avere forme virali, batteriche, traumatiche e legate ad una mal gestione, sia alimentare che ambientale.
Virali:
Artrite virale o tenosinovite: il responsabile è un Reovirus. Sono colpiti prevalentemente i broiler ma è stata osservata anche nei riproduttori e in altre specie come i tacchini.
Il periodo d’incubazione varia con l’età dell’ospite e la via d’infezione.
Nelle infezioni acute si osserva
• zoppia
• crescita stentata
Nell’infezione cronica
• la zoppia è più pronunciata
• l’articolazione del garretto può essere rigida
• tipica andatura traballante per la rottura bilaterale del tendine
• meno frequentemente si ha una tumefazione (gonfiore) del cuscinetto plantare e dell’articolazione del garretto
Malattia di Marek: È la più comune malattia proliferativa trasmissibile dei polli, sostenuta da un Herpesvirus. La localizzazione del virus agli arti posteriori e più precisamente ai nervi periferici (sciatico), provoca un notevole aumento di volume degli stessi e una conseguente paralisi. Gli animali colpiti presentano una asimmetria progressiva di uno dei due arti con successiva paralisi monolaterale e quindi totale. Un atteggiamento tipico consiste nel portare un arto allungato in avanti e l’altro dietro come se l’animale facesse una spaccata.
Malattie parassitarie:
La rogna sarcoptica in particolare può provocare lesioni alle zampe e conseguente zoppia. È frequente prevalentemente negli animali anziani; l’acaro vive sotto le squame delle zampe provocando ispessimento, proliferazioni e deformazioni delle stesse
Batteriche: le infezioni batteriche sono spesso associate ad una cattiva gestione della lettiera e del pollaio; scarsa igiene, substrato inadeguato favoriscono lo sviluppo di batteri che possono penetrare in piccole lesioni plantari provocando la pododermatite. Tutte le forme batteriche che causano setticemia possono provocare delle artriti settiche. Se si sospettano delle forme batteriche l’utilizzo di antibiotici mirati prevede l’esecuzione di colture batteriche specifiche. In particolare
Staphylococco: La stafilococcosi è una patologia che può presentarsi in forma setticemica con mortalità acuta o localizzata a sedi specifiche quali ossa, guaine tendinee articolazioni e cuscinetto plantare (Bumblefoot o pododermatite o mal del piede gonfio). Trovi un articolo dedicato nel sito www.vncvet.it. Affinché insorga l’infezione deve avvenire il passaggio di Staphylococcus aureus attraverso una barriera cutanea alterata e la sua localizzazione in sedi interne dove si sviluppa un’infezione locale. I sintomi più precoci sono l’arruffamento delle penne e la zoppia ad un arto. Alcuni volatili muoiono per tossiemia acuta. Alcuni soggetti che superano la fase acuta della malattia presentano in seguito lesioni articolari. Artrite, sinovite ed osteomielite.
Pullurosi: La Pullurosi è una malattia sostenuta da Salmonella pullorum a carattere setticemico e colpisce principalmente il pollo ed il tacchino. La malattia in questione, nella fase di cronicizzazione, può dare una sintomatologia con andatura zoppicante, tumefazione delle articolazioni tibio-tarsica, tarso-metatarsica e omero-radio-ulnare. È stata osservata una localizzazione articolare del germe. Gli animali maggiormente colpiti sono i piccoli broiler e i tacchinotti.
Mycoplasma (Gallisepticum, sinoviae e meleagris)
Il Mycoplasma sinoviae, normalmente è responsabile di un’infezione subclinica delle vie aeree superiori. Può dare anche aerosacculite, nel caso in cui agisca in sinergia con il virus della Malattia di Newcastle o della bronchite infettiva, o con entrambi. Altre volte l’infezione si presente in forma sistemica, da cui origina una sinovite infettiva generalizzata. Queste forme acute o croniche del pollo e del tacchino, interessano in modo particolare le membrane sinoviali articolari e le guaine tendinee provocando tenosinoviti, tenovaginiti o bursiti essudative. L’infezione sostenuta da Mycoplasma sinoviae determina un rallentamento della crescita ed una zoppia
Mycoplasma sinoviae: i segni clinici sono
• Tosse
• Sternuti
• Scrollamento della testa
• Rantoli e difficoltà respiratorie
• Presenza di secrezioni nasali e oculari
• Gonfiore della testa e dei seni
• Ritardi nella crescita
• Diarrea
• Abbattimento
• Zoppia e tumefazione delle articolazioni
Pastorella multocida (Fowl Colera): batterio responsabile di molte malattie, non è molto resistente ai comuni disinfettanti ma può resistere anche per lunghi periodi nel suolo. I segni clinici sono quelli comuni ad altri stati setticemici (anoressia, depressione, colorito cianotico, gonfiore della testa e dei bargigli, morte improvvisa). Può portare a zoppia ed artrite purulenta
Carenze nutrizionali
Una dieta carente, scarsa delle principali sostanze nutrizionali può portare a varie condizioni che causano zoppia.
Le carenze di calcio e di Vitamina D, come la carenza all’esposizione della luce solare diretta possono influire sullo sviluppo appendicolare e scheletrico; in particolare l’osteoporosi è una patologia frequente nelle galline ovaiole che non hanno una sufficiente alimentazione ed integrazione di calcio. L’osteoporosi è una condizione caratterizzata da una scarsa mineralizzazione scheletrica che esita in fratture appendicolari patologiche.
Carenze di Vitamina B e di Vitamina E possono portare alterazioni che inducono a zoppie ed atassie
Traumi:
Tutte le lesioni traumatiche possono portare a difficoltà respiratorie.
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Esoftalmo monolaterale in un coniglio
Per esoftalmo si intende la sporgenza anormale del bulbo oculare oltre la rima palpebrale. Il bulbo oculare sporge esternamente perché i tessuti presenti nello spazio retro bulbare sono occupati da materiale come pus, sangue o forme neoplastiche.
Nella maggior parte dei casi l’occhio viene spinto esternamente da un
• accumulo di materiale purulento conseguente a problemi dentali sia a carico della mascella che a carico della mandibola
• forme neoplastiche che coinvolgono il tessuto retro bulbare
• presenza di ematomi o raccolte ematiche in seguito a traumi
• cisti parassitarie
• patologie delle ghiandole lacrimali e salivari (sialocele)
• prolasso di tessuto adiposo retro bulbare
• corpi estranei
Nel caso in cui ci sia il coinvolgimento di entrambi gli occhi è fondamentale controllare sempre il torace perché molto spesso l’esoftalmo bilaterale può essere provocato da una neoformazione nel mediastino anteriore (timoma, linfoma, carcinoma della tiroide).
La cosa migliore è effettuare una tac per capire l’origine del problema, valutare il coinvolgimento delle radici dentali e la reale estensione dell’ascesso. Nel caso in cui si sospetti una forma neoplastica, l’esame istologico mi permette di raggiungere una diagnosi e di cercare una terapia appropriata.
Il caso clinico:
Mirtillo viene portato in visita per una sporgenza eccessiva dell’occhio destro.
L’esplorazione del cavo orale mette in evidenza la presenza di materiale purulento in uscita da un molariforme superiore destro. Il sospetto di un ascesso retro bulbare che provoca la sintomatologia è forte. Viene proposta ai proprietari una TAC per cercare di capire il coinvolgimento delle radici dentali e la reale estensione dell’ascesso. I proprietari decidono di intervenire chirurgicamente senza procedere ad una diagnostica piu approfondita e di effettuare un tampone per capire l’agente microbiologico coinvolto ed effettuare una terapia mirata.
Molto spesso, se gli ascessi sono molto estesi può rendersi necessaria la rimozione dell’occhio…
Le cause di esoftalmo sono molteplici ed in alcuni casi possono esserci delle forme neoplastiche che coinvolgono i tessuti retro bulbari. Arrivare ad una diagnosi non è sempre semplice, ma è fondamentale perché i protocolli terapeutici e le aspettative di vita sono e possono essere molto diverse.
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Il tacchino come pet…le principali patologie
Si tratta di un buffo animale, che ispira tanta simpatia, frase tipica che viene utilizzata nel descrivere bambini non proprio piacenti…e infatti bello sicuramente non è un aggettivo che può essere attribuito al tacchino. Simpatico si!!!
Nell’immaginario comune viene associato alla festa del ringraziamento americano…in altre vesti purtroppo…
Un po’ di storia
Il tacchino è arrivato in Italia dopo la scoperta dell’America.
È stato realizzato dall’uomo nel tentativo di ottenere una carne di qualità superiore: doveva, infatti, servire per alimentare le famiglie dei primi pionieri e colonizzatori del Nuovo Continente.
I nativi americani trattavano questo animale come una divinità. Quando Cristoforo Colombo scoprì l’America, molti di questi uccelli furono catturati e addomesticati, per sfamare soldati e coloni. Furono chiamati Gallinas de Indias (galline delle Indie).
Una volta portati i primi tacchini in Europa, l’allevamento di questo animale ebbe un rapido sviluppo, per il successo della sua carne, ricca in proteine ma povera di grassi. Ottimo sostituto del pollo, più grande e facile da allevare.
Si tratta di un animale abituato a vivere in climi temperati.
Alimentazione: in natura è un animale onnivoro…anche in cattività si dovrebbe rispecchiare la sua alimentazione naturale.
Le principali patologie dei tacchini
Ci sono dei fattori predisponenti che possono influire sullo sviluppo di particolari patologie
• La selezione genetica di alcuni soggetti predispone a malattie osteo\articolari
• Scadenti condizioni di stabulazione: favoriscono l’insorgenza di forme respiratorie e della pododermatite
• Malnutrizione: può indebolire in generale l’animale favorendo l’insorgenza di stati carenziali che a loro volta portano a sviluppo di altre malattie.
• Malattie concomitanti e immunodepressione possono aggravare stati che in realtà non sono gravi
• Sbalzi termici
• Mancanza di biosicurezza: patologie virali trasmesse da vettori o animali selvatici
Malattie parassitarie
I parassiti che possono colpire i tacchini sono diversi, dipende dall’ambiente in cui vivono, dall’igiene dello stesso e dalla presenza di altre specie conviventi (grado di infestazione ambientale). I sintomi sono variabili e dipendono dal grado di infestazione del soggetto e dal suo stato immunitario, oltre che dal tipo di parassita coinvolto. I piu frequenti sono la Capillaria, gli Ascaridi, i Coccidi e l’Heterakis (questo parassita non è di per sé dannoso, si localizzo nel grosso intestino, ma può essere il carrier per un altro parassita molto piu pericoloso che può causare un danno epatico e la morte improvvisa dell’animale affetto).
I sintomi sono spesso poco specifici:
• Abbattimento
• Perdita di peso
• Mancata produzione di uova
• Diarrea
• Debolezza
• Sintomatologia respiratoria (nel caso di parassiti che albergano l’apparato respiratorio)
La Blackhead o Istomoniasi è una malattia provocata da Histomonas Meleagridis, che può essere veicolato da Heterakis. I sintomi sono:
• Aumento della sete
• Riduzione dell’appetito
• Produzione di feci giallastre
• Sonnolenza
• Piumaggio in condizioni scadenti
• Testa scura\cianotica
• Morte improvvisa senza sintomi apparenti
Tricomoniasi: generalmente, nel tacchino, diversamente rispetto ad altre specie dove vengono colpiti maggiormente i primi tratti dell’apparato gastroenterico (bocca, esofago, gozzo), la tricomoniasi coinvolge in particolare il piccolo intestino, il cieco e il fegato con produzione di feci acquose, letargia perdita di peso.
I parassiti esterni sono molto frequenti ma sono tutti legati a delle condizioni ambientali poco adeguate e scarsamente igieniche. Evitate di inserire pollai in legno o muratura perché difficilmente disinfettabili.
Forme micotiche e fungine possono essere presenti: anche in questo caso sono legate ad una gestione ambientale poco curata con un eccesso di umidità che favorisce l’insediamento di funghi. Tra le forme micotiche abbiamo l’Aspergillosi che è caratterizzata da un respiro superficiale e frequente e dalla presenza di lesioni nodulari nel tratto respiratorio (a volte visibili anche a livello orale). La candida può essere presente, soprattutto in animali giovani con patologie concomitanti e con un sistema immunitario deficitario.
Malattie virali
• Influenza aviaria
• Leucosi aviare (sarcoma): Serie di forme tumorali benigne o maligne provocate da virus appartenenti alla famiglia dei retrovirus. Colpiscono il sistema linfatico provocando dei sintomi poco specifici come debolezza, perdita di peso, disidratazione, distensione addominale ed in alcuni casi forme neoplastiche con localizzazione oculare. Possibile presenza di diarrea verdastra nelle fasi terminali della malattia.
• Pox virus
• Marek (herpes virus)
• Adenovirus: causa una forma intestinale caratterizzata da diarrea sanguinolenta che se non trattata porta rapidamente a morte. Caratteristica di animali giovani
Tra le piu frequenti presentazioni del tacchino abbiamo la zoppia
la zoppia può essere legata a diverse cause in particolare:
infezione da Micoplasma, che induce un gonfiore a carico delle articolazioni e può provocare anche una sintomatologia respiratoria importante. Sintomi frequenti sono
1. Zoppia
2. Rigonfiamento articolare
3. Starnuti
4. Sinusite\congiuntivite
5. Tosse
6. Apatia
la diagnosi prevede l’esecuzione di test diagnostici specifici (PCR). La terapia prevede l’utilizzo di antibiotici specifici, anche se spesso non si ottiene la guarigione completa e si hanno delle recidive.
La forma respiratoria può essere associata anche alla rinotracheite virale (ART) che complica i sintomi (starnuti, tosse, occhi vitrei, scolo nasale).
Il Bumblefoot: patologia caratterizzata da un rigonfiamento nel centro del piede legato ad un’infezione batterica, generalmente si tratta di Staphylococco. Una volta che l’infezione si instaura può passare dai tessuti molli del piede alla componente ossea sottostante diventando sempre piu grave e progressiva. È per questo che l’intervento precoce è fondamentale. Le cause possono essere molteplici:
• Cattiva gestione ambientale, animali tenuti in un ambiente poco idoneo si feriscono e facilitano l’ingresso di batteri nella ferita.
• Sovraffollamento
• Scarsa igiene ambientale
Cannibalismo e Feather Picking: i tacchini possono togliersi le penne o quelle dei compagni e possono anche attaccare altri componenti del gruppo provocando delle ferite importanti generalmente nell’addome. Questi comportamenti possono essere associati a
• Affollamento
• Eccesso di illuminazione
• Carenze alimentari \acqua, intese come scarsità di approvvigionamento
• Carenze vitaminiche o minerali (ad esempio Sale)
• Spazi inadeguati
• Noia
Riassumendo
Le principali patologie che possono colpire il Tacchino domestico sono forme respiratorie e forme articolari. In tutti i casi la gestione e l’alimentazione sono fondamentali per evitare l’indebolimento del soggetto
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Le patologie renali nel coniglio
Di tutte le differenze tra il sistema urinario del coniglio e quello di cane e gatto, la piu significativa è sicuramente legata al particolare metabolismo del calcio a sua volta legato all’elevata domanda:
1. Tutti i denti del coniglio sono a crescita continua (erompono e crescono ad una velocità di circa 2\ 2,5 mm alla settimana) e questo implica un’elevata richiesta di calcio
2. Il normale ciclo estrale, che può prevedere allattamento e gravidanza simultaneamente, implica un’elevata richiesta di calcio
Nel coniglio l’assorbimento di calcio a livello intestinale non è regolamentato dalla concentrazione ematica dello stesso. Si tratta di un assorbimento passivo direttamente proporzionale alla sua concentrazione nella dieta. Il calcio in eccesso viene poi eliminato dal rene.
PRINCIPALI PATOLOGIE CHE INTERAGISCONO CON LA FUNZIONE RENALE
Ascessi renali, pielonefriti, pieliti e amiloidosi renali sono delle patologie rare nel coniglio.
Anche le patologie congenite come l’agenesia renale e le cisti renali sono malattie rare anche se descritte.
Forme neoplastiche:
• linfoma
• carcinoma
• nefroma: si tratta di una forma benigna, che può essere presente dalla nascita e che generalmente non comporta un’alterazione della funzione renale.
• Nefroblastoma
Infiltrazione grassa del rene:
Può essere una conseguenza diretta della stasi gastrointestinale o di tutte quelle patologie che provocano una anoressia prolungata. In queste circostanze si verifica un bilancio energetico negativo. Per far fronte a ciò l’organismo risponde mobilizzando gli acidi grassi dal tessuto adiposo che vengono poi trasportati nel fegato per essere metabolizzati con la produzione di chetoni e lo sviluppo di un’acidosi metabolica: gli acidi grassi volatili infiltrano il fegato ed i reni causando una degenerazione grassa e un’insufficienza organica.
Encephalitozoon cuniculi:
Ec provoca, come noto, una nefrite interstiziale granulomatosa.
Calcificazioni renali: legate al particolare metabolismo del calcio e al deposito di calcio a carico della corticale renale e nella giunzione cortico midollare. Le cause possono essere molteplici:
• L’insufficienza renale cronica (IRC): può essere una causa, cosi come una conseguenza
• Intossicazione da vitamina D, generalmente legata ad un eccesso di somministrazione della stessa
• Elevata concentrazione di calcio nella dieta: da sola un’elevata concentrazione di calcio non è sufficiente per causare calcificazioni a livello renale; deve essere associata ad una ridotta assunzione di liquidi e ad uno squilibrio del rapporto calcio fosforo
Calcolosi: i nefroliti si accumulano a livello della pelvi o dell’uretere, possono presentarsi sia come calcoli veri e propri sia come sludge (un’urina particolarmente densa “come gesso”. Sia i calcoli che la “sludge” possono portare a un’ostruzione delle vie urinarie.
Insufficienza renale acuta (IRA)
L’insufficienza renale acuta nel coniglio è una condizione secondaria ad altre patologie che alterano la perfusione renale causandone una ‘alterata funzionalità. Si può trattare sia di una condizione reversibile che irreversibile.
- IRA prerenale: legata ad una riduzione della perfusione renale in presenza di shock, emorragia, disidratazione, riduzione della gittata cardiaca. La disidratazione può insorgere in presenza di un problema intestinale (diarrea) ma anche di una stasi gastrointestinale per richiamo dei liquidi a carico del grosso intestino. Per questo in presenza di stasi o stress di altra natura, la reidratazione per via endovenosa è sempre fondamentale per mantenere la funzionalità del sistema renale.
- IRA renale: in presenza di un danno renale strutturale, per esposizione a tossine renali, ischemia renale, infiltrazione grassa del rene.
- IRA post renale, in seguito ad un’ostruzione renale per presenza di calcoli, erniazione della vescica, comune nei soggetti maschi non castrati.
Insufficienza renale cronica (IRC): frequente nei soggetti anziani
Legata a delle alterazioni renali strutturali irreversibili: infiammazione, fibrosi, mineralizzazione
Stadio iniziale: a differenza di altre specie, non tutti i glomeruli, l’unita funzionale del rene, sono attivi contemporaneamente, in presenza di un lieve danno renale iniziale i glomeruli non attivi possono essere reclutati. Molto spesso non ci sono dei segni visibili. Un indicatore precoce di danno renale è il rapporto PU|CU determinabile attraverso un esame delle urine.
Stadio intermedio: è possibile che si verifichi un ‘innalzamento dei livelli ematici dell’urea e della creatinina. Nel coniglio deve esserci una perdita di almeno il 50\75 % della funzionalità perché questo si verifichi. Urea e creatinina sono pertanto degli indicatori tardivi
Terminale: il metabolismo del calcio è fortemente compromesso; si verificano calcificazioni a livello organico in seguito ad un aumento della sua concentrazione ematica per il continuo assorbimento del calcio a livello intestinale senza avere un corrispettivo output renale. Si possono verificare anche mineralizzazione dell’aorta e aumento della densità ossea (in altre specie si verifica osteopenia).
DIAGNOSI DI MALATTIA RENALE
I caratteristici segni di insufficienza renale del cane e del gatto, spesso non sono evidenti nel coniglio, (riduzione dell’appetito, nausea depressione ulcere…) generalmente un coniglio nella fase terminale presenta
• PU\PD: aumento della sete e relativo aumento dell’urinazione
• Aumento dell’appetito per una riduzione della capacità di assorbimento dei nutrienti a livello intestinale.
• Nelle fasi terminali, in particolare in seguito ad un IRA possiamo avere un coniglio anoressico, atassico ipotermico con debolezza muscolare.
• Perdita di peso
• Problemi locomotori: riluttanza al movimento, atassia, debolezza del treno posteriore, fratture spontanee
• Problemi cardiorespiratori: tachipnea, sincopi (svenimenti), legati a calcificazioni bronchiali o dell’aorta
• Distrofia corneale per alterazione del metabolismo lipidico e calcificazioni distrofiche
Palpazione addominale: mi permette di evidenziare un aumento delle dimensioni renali e la presenza di calcoli\sludge o calcificazioni
L’esame radiografico mi permette di evidenziare calcoli e calcificazioni
L’esame ecografico mi permette di studiare le caratteristiche del rene e di evidenziare anomalie importanti, anche alterazioni neoplastiche
Esami di laboratorio, in particolare l’esame delle urine (PU\CU) e esami ematobiochimi che come abbiamo visto sono degli indicatori tardivi di danno renale
TERAPIA:
In presenza di una malattia renale va indagata la causa sottostante e va instaurata una terapia mirata. I reni possono essere supportai sia a livello farmacologico che con l’utilizzo di integratori; questo ovviamente dipende dal tipo di danno.
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Milk Frog
La Trachycephalus resinifictrix detta Milk Frog è una rana arboricola che abita le foreste amazzoniche: la colorazione particolare (il contrasto tra il bianco e il nero che caratterizza le forme giovanili) e la facilità d’allevamento la rendono un pet unico, in grado di farsi osservare per ore, di notte, affascinati dalle sue movenze e abitudini.
In natura vivono e si riproducono esclusivamente nelle foreste amazzoniche. Si tratta di una specie arboricola che vive prevalentemente sugli alberi. I maschi competono per raggiungere le femmine in anfratti ripieni di acqua che si formano naturalmente nelle cavità degli alberi: unici posti in cui avviene la riproduzione e sono deposte le uova. I girini si sviluppano in questi buchi e spesso utilizzano come fonte di cibo le uova stesse.
Caratteristiche
La colorazione che le contraddistingue e da cui prendono il nome è caratteristica solamente delle forme giovanili: bianco latte con striature nere/marroni, mentre l’adulto sviluppa dei toni meno marcati. La pancia e la parte inferiore delle zampe è di un blu chiarissimo e gli occhi sono decorati da una croce nera.
I maschi della Trachycephalus resinifictrix raggiungono i 6 cm di lunghezza mentre le femmine sono più grandi e possono raggiungere anche i 10 cm. Si tratta quindi di rane piuttosto grandi dall’aspetto paffuto, dotate di ventose posizionate sulle dita in posizione strategica che utilizzano per arrampicarsi e mantenere una presa salda sui rami e sulle piante.
Comportamento
La Milk Frog è attiva prevalentemente la notte, quando ama muoversi e saltare da un ramo all’altro e passare molto tempo appollaiata sulle larghe foglie, mentre di giorno vive rintanata. Si ciba prevalentemente di notte, anche se, soprattutto se abituata fin da piccola e se il cibo è disponibile, può svegliarsi per mangiare: è, infatti, molto avida. Il suo temperamento curioso e molto attivo la rende una vera fuggitiva: attenzione alle evasioni. In cattività vive mediamente 7/8 anni.
Avidi mangiatori
Sono pet molto golosi, difficilmente si hanno problemi nell’alimentazione. I giovani vanno alimentati quotidianamente, mentre gli adulti un paio di volte a settimana. E’ bene non esagerare con il cibo per evitare l’ iperingrassamento e tutti i problemi che ne derivano. Le dimensioni e il numero di prede che è offerto dipendono dalle dimensioni del pet e del pasto.
La dieta deve essere molto varia, per fornire tutto ciò di cui possono avere bisogno: grilli prevalentemente, insetti in genere, camole. I Moscerini della frutta sono invece utili per nutrire i giovani. In commercio ci sono prede in scatola che possono essere utilizzate saltuariamente. Gli insetti freschi hanno una composizione più completa soprattutto se integrati col calcio.
Specifici integratori alimentari a base di calcio, Vit A e D3 sono indispensabili per evitare patologie nutrizionali: in commercio ce ne sono di tipi diversi.
Stabulazione
Cercare di ricreare l’ambiente naturale è la principale formula del successo.
Gli adulti possono essere stabulati anche in gruppi utilizzando teche di vetro o plexiglas, per un gruppo composto da 4/5 esemplari può andare bene un terrario con dimensioni 60×45 cm, ovviamente trattandosi di una specie arboricola è bene garantire almeno una quarantina di cm di altezza. Deve essere arredato con numerosi appigli, rami, tronchi e ripiani sui quali la rana può arrampicarsi e sostare. Il substrato (di 8 cm) deve essere formato da un composto di torba, corteccia e muschio, in grado di mantenere l’umidità. Noci di cocco tagliate a metà, cortecce e sassi sono ottimi per fornire dei sicuri nascondigli. Per la vegetazione, si consigliano piante a foglia molto larga, come il photos.
In natura si rifugiano spesso nelle cavità degli alberi, quindi anche in cattività dovremo offrirgli degli oggetti cavi per potersi rintanare. L’acqua è ovviamente un elemento importantissimo e va fornita in un contenitore ove le stesse possano immergersi completamente. Meglio usare acqua declorinata.
E’ importante, visto l’alta umidità e le temperature, essere molto ligi con la pulizia, per evitare la formazione di muffe e le proliferazioni batteriche. Le deiezioni vanno rimosse periodicamente e almeno una volta ogni due settimane il substrato va cambiato in toto. Per la pulizia può essere utilizzata anche solo acqua senza prodotti chimici che potrebbero essere assorbiti a livello cutaneo.
Temperatura e Umidità
La temperatura quando si tratta di anfibi rappresenta sempre un punto critico: è fondamentale attrezzarsi con la strumentazione adeguata e tenerla sempre monitorata.
La zona più calda del terrario deve raggiungere una temperatura di 23/26° durante il giorno, mentre di notte la temperatura può scendere fino ai 18 °C. Per far ciò è preferibile usare cavetti riscaldanti o tappetini collegati a un termostato.
I livelli di umidità devono essere compresi tra 50-90%, proprio per questo il terrario dovrà avere un’ottima areazione per evitare il formarsi di muffe e funghi.
Illuminazione
Per l’illuminazione è bene usare una lampadina fluorescente con UVB 2.0 o 5.0 per rettili, che tuttavia va ben protetta per evitare che la rana toccandola possa ustionarsi.
Manipolazione
È sempre bene maneggiare le rane solo quando è necessario, infatti, hanno una pelle molto sensibile che reagisce negativamente al contatto con residui di sapone e altri agenti chimici. Vanno sempre utilizzati dei guanti (senza talco) per evitare problemi.
Legislazione
La Phrynohyas Resinifictrix non è elencata nel Cites perciò è di libera vendita.
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CALCOLO URETERALE IN UN CONIGLIO
Ci sono certe patologie (e certi conigli particolarmente tolleranti al dolore) che non sono clinicamente manifeste, e vengono definite “Incidental Findings” in quanto si rendono visibili mentre stiamo indagando altri problemi. È proprio il caso di questo coniglietto che è stato portato in visita per un blocco gastrico molto importante, probabilmente legato ad una muta abbondante.
Alla visita clinica, la palpazione dell’addome ha messo in evidenza un’importante dilatazione dello stomaco e una dolorabilità addominale.
La radiografia ha subito confermato la presenza di un rallentamento dello svuotamento gastrico, associato a una dilatazione importante dello stesso con accumulo di liquido e aria, ma ha messo in evidenza anche la presenza di un calcolo a livello renale e un ingrossamento del rene.
L’ecografia addominale ha chiarito la posizione del calcolo, non a livello del rene ma a carico dell’uretere che ne risultava completamente ostruito. L’ostruzione dell’uretere, a sua volta, ha impedito il flusso dell’urina che nell’arco del tempo si è accumulata a livello renale provocandone un’alterazione completa delle caratteristiche anatomiche.
In questo caso la stasi gastrica ha permesso di mettere in evidenza un problema che sicuramente non aveva dato sintomi precedentemente: il danno renale non si verifica immediatamente ma ci vuole molto tempo prima che il parenchima venga sostituito da urina come si vede nelle immagini ecografiche.
L’assenza di una sintomatologia è possibile perché l’altro rene è funzionante e quindi non ci sono i sintomi legati ad un’insufficienza renale. Ancora una volta questo caso mostra come sia importante eseguire delle visite di routine.
La terapia prevede un supporto della funzionalità dell’altro rene, dei controlli di routine ed eventualmente la chirurgia con rimozione del rene ormai inesistente e non funzionale per evitare il rischio di rotture.
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