Il Topo domestico: Mus musculus
Il Mus musculus è un piccolo roditore che vive in media 3 anni, socievole e molto docile. Ne esistono di tantissime colorazioni. Ha delle dimensioni notevolmente ridotte che lo rendono difficile da maneggiare. Ci vuole un po’ di esperienza e una pazienza infinita.
Come tutti i roditori, i topi possiedono denti incisivi a crescita continua, mentre i molariformi hanno delle radici chiuse. Un’alimentazione corretta garantisce anche il corretto consumo dentale. Evitate di inserire all’interno della gabbia dei minerali o altro oggetti con lo scopo di limare i denti…non sono necessari.
Il loro olfatto è ben sviluppato, la vista al contrario è molto scarsa, questo implica che molte delle patologie che limitano la visione influiscono solo parzialmente sulla loro qualità di vita.
La differenziazione dei sessi è facile, perché nel maschio la distanza ano-genitale è maggiore. Nella femmina le mammelle sono già visibili a 9 giorni di vita. A dispetto delle piccole dimensioni hanno un odore molto pungente che in parte si elimina con la castrazione. Rispetto ad altri roditori puzzano parecchio. In condizioni naturali i topi sono prevalentemente notturni, ma in cattività hanno dei periodi di attività anche di giorno.
Sono animali sociali; in condizioni naturali vivono in piccoli gruppi con un maschio dominante. Sarebbe preferibile tenere insieme almeno due individui, che giocano ed interagiscono tra di loro durante le attività quotidiane. Un topo alloggiato da solo può annoiarsi e diventare aggressivo, sviluppando sterotipie e altre anomalie comportamentali. Più maschi possono andare d’accordo se messi insieme da piccoli, ma se sono messi insieme da adulti possono entrare in competizione. Le femmine raramente lottano, salvo che per difendere i piccoli. Se si tengono insieme animali di sesso opposto, possono riprodursi anche se sono parenti, perché questi roditori sono molto prolifici e precoci. Volendo, è possibile sterilizzare i maschi, in modo da ridurre i problemi di aggressività e prevenire le gravidanze.
L’alloggio deve essere più spazioso possibile e assolutamente a prova di fuga. Si possono utilizzare vasche di vetro con un coperchio grigliato, per assicurare una buona aerazione, oppure gabbie a pareti di lisce, di plastica o plexiglas. Il legno è un materiale inadatto, perché si impregna di urina e non è facilmente lavabile e disinfettabile. Fornire tubi ed accessori vari è importante per garantire il benessere dell’animale, così come un substrato profondo per permettergli di scavare. È bene dedicare molto tempo alla pulizia dell’alloggio:
• Il materiale del fondo va completamente sostituito almeno una volta alla settimana, perché l’ammoniaca presente nell’urina irrita le vie respiratorie e predispone alle infezioni respiratorie. L’urina dei maschi ha un odore più intenso e quindi la pulizia della loro gabbia va effettuata più di frequente.
• Il cibo fresco (frutta e verdura) va sostituito ogni giorno. Il contenitore dell’acqua va cambiato tutti i giorni e disinfettato con cura almeno una volta alla settimana.
I topi raggiungono la maturità sessuale in media a 50 giorni di vita, ma nelle femmine può verificarsi anche a 28 giorni. Il ciclo estrale è di 4-5 giorni, e il calore dura approssimativamente 12 ore
In caso di cucciolate il maschio non deve necessariamente essere separato dalla compagna perché non è aggressivo con i piccoli, anzi aiuta a prendersene cura. La durata della gravidanza è 19\21 gg
Il maschio uccide i piccoli che non sono figli suoi, o per meglio dire, che non ritiene figli suoi. Infatti, se un maschio è rimasto con una femmina gravida per almeno due settimane, accetta i piccoli nati come se fosse lui il vero padre. Se invece verso la fine della gravidanza viene separato dalla femmina con cui si è accoppiato, anche solo per un breve periodo, può attaccare e uccidere i piccoli, anche se in realtà ne è il padre.
I topi sono onnivori e possono nutrirsi di qualunque cosa. L’alimentazione ideale consiste nello specifico pellet per roditori. Le classiche miscele di semi sono carenti e sbilanciate; inoltre, se lasciate a disposizione a volontà, portano facilmente all’obesità e abbreviano l’aspettativa di vita del roditore.
Si può fornire un’alimentazione casalinga basata su riso integrale cotto, fiocchi d’avena al naturale, una piccola parte di semi di piccole dimensioni (come miglio e panico), pane secco integrale, verdure fresche come carote e broccoli o cotte come fagioli e piselli, frutta. Si deve lasciare a disposizione ogni giorno la quantità di cibo che viene completamente consumata; i resti del cibo fresco (frutta e verdura) vanno eliminati ogni giorno.
L’acqua va sempre lasciata a disposizione, preferibilmente con un beverino a goccia.
Per afferrare un topo, se è abituato al contatto umano lo si può far salire sulle mani. Un altro sistema consiste nell’afferrarlo per la base della coda, sollevandolo leggermente, e facendo scivolare l’altra mano al di sotto del roditore. Continuando a mantenere la presa alla base della coda, si evita che l’animale scappi o salti al di sotto. Sarebbe bene abituarlo a prendere delle piccole leccornie direttamente dalla siringa, in modo che sia abituato e renda agevole un’eventuale somministrazione di terapie.
I topi non devono essere vaccinati, ma è bene far fare una visita subito dopo l’acquisto e delle visite di controllo periodiche 2-3 volte l’anno. Ovviamente, il topo va fatto visitare subito se presenta segni di malessere come ad esempio
- anoressia
- respiro difficoltoso
- abbattimento
- presenza di croste o zone alopeciche
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Il maialino nano
Il maialino nano vietnamita, detto anche maialino panciuto, è un animale molto intelligente e socievole, che apprezza il contatto con l’uomo e con gli altri animali ed è in grado di instaurare un forte legame con la famiglia, dimostrandosi amichevole e fedele. Nonostante il nome, raggiunge delle dimensioni ed un peso considerevole (50\100 Kg), cosa da tenere in considerazione prima di prendersene uno in custodia, per non avere poi delle spiacevoli sorprese: richiedono un impegno notevole e non sono certamente pet adatti a tutti sia in termini di dedizione che di spazio da mettere a disposizione. Le aspettative di vita sono di 15 anni (leggende narrano di soggetti arrivati anche a 18\19 anni).
L’età ideale per l’adozione è di 6 settimane almeno, perché sia adeguatamente svezzato e abbia socializzato con i fratelli imparando a vivere in un gruppo. Allontanare troppo presto gli animali dal gruppo famigliare predispone all’insorgenza di patologie comportamentali, anche gravi: questo è vero per tutte le specie.
Il sesso ha un’importanza relativa perché in tutti i casi l’animale va sterilizzato per ridurre l’odore sgradevole e l’aggressività. Il maschio diventa sessualmente maturo ad appena 8 settimane di età, la femmina a 12-16 settimane.
Anche la femmina va sterilizzata, per evitare i problemi comportamentali legati al calore (che si manifesta ogni 21 giorni). La si può sterilizzare dalle 6 settimane ai 3 mesi; dopo questa età tende ad essere più grassa rendendo l’intervento più difficile.
UN MAIALINO STERILIZZATO È SICURAMENTE UN MAIALINO PIU FELICE
È importante che nel primo anno di vita imparino cosa è permesso e cosa no, con comandi costanti; si tratta di un animale gerarchico: è fondamentale che ogni persona si faccia rispettare e insegni al maiale ad obbedire, premiandolo con un bocconcino, una lode o una carezza ogni volta che si comporta bene. È difficile avere a che fare con soggetti scontrosi e dominanti, possono diventare pericolosi ed ostinati, impossibili da trattare, anche solo per fare terapie in caso di bisogno.
È un animale che ha bisogno di spazio e di compagnia: non può stare da solo; in casa bisogna creargli un ambiente adatto, perché può essere distruttivo. Fa fatica a fare le scale e può essere difficile da trasportare una volta che cresce.
Il maialino deve avere uno spazio all’aperto in cui passare qualche ora e compiere le attività istintive come esplorare, brucare e grufolare alla ricerca di cibo: chi vuole un giardino curato sicuramente non può avere un maiale come pet; l’attività fisica è fondamentale anche per il suo metabolismo e per il funzionamento dell’apparato intestinale (la costipazione è sempre dietro l’angolo e può diventare un problema molto serio).
Una volta raggiunta la maturità sessuale diventa molto territoriale. Lasciarlo libero in giardino può diventare un’importante arma di difesa.
Alimentazione del maialino e cura domestica
I maiali sono animali onnivori, sono molto golosi e tendono rapidamente ad ingrassare: è necessario impartire loro fin dall’inizio un ferreo regime dietetico. Le regole base sono di offrire due pasti al giorno e di usare come premio solo alimenti a basso contenuto calorico. È scontato che non vadano offerti cibi da tavola.
La base deve essere costituita da un buon mangime commerciale adeguatamente formulato e variato in base all’età. Somministrare una dieta casalinga può essere difficile, in particolare una volta che raggiunge il peso da adulto. Per apportare varietà si può aggiungere un’insalata di verdure fresche una volta al giorno (vanno bene tutte quelle adatte al consumo umano); una dieta basata solo sui vegetali freschi è del tutto carente, perché i maiali hanno bisogno anche di molte proteine. La frutta, per il suo contenuto calorico, va offerta con molta parsimonia.
Una o due volte all’anno i maialini compiono la muta, perdendo tutte le setole e rimpiazzandole con altre nuove. Durante la muta gli animali si strofinano contro vari oggetti per facilitare la perdita dei peli, per questo è utile spazzolarli spesso.
I maiali non sopportano le alte temperature; poiché non sudano, per difendersi dalla calura cercano di immergersi in acqua o di rotolarsi nel fango, in modo da rinfrescarsi. Quando fa caldo è quindi opportuno permettere loro di entrare in un grosso contenitore (ad esempio una mini piscina da giardino per bambini) o bagnarli con un getto d’acqua.
Il bagno
I maiali sono animali molto puliti e raramente è necessario fare loro il bagno se viene tenuto in casa. Bagni troppo frequenti possono rovinare la pelle, provocando secchezza e desquamazione. In caso di necessità il maialino può essere lavato utilizzando uno shampoo delicato.
Pulizia degli occhi
Si deve pulire con regolarità la zona intorno agli occhi per eliminare il secreto brunastro che vi si accumula. Si deve avere cura di essere delicati per evitare di ferire involontariamente questa zona.
Pulizia delle orecchie
All’occorrenza le orecchie possono essere pulite utilizzando prodotti specifici: è bene abituare il maiale a queste manualità sin da piccolo anche se non sono necessarie per evitare in caso di bisogno ribellioni.
Salute e cure veterinarie
• Come per ogni altro animale da compagnia si consiglia per il maialino una visita veterinaria una o due volte all’anno da un veterinario esperto in animali non convenzionali; soprattutto se compaiono sintomi quali mancanza di appetito, scolo oculare o nasale, lesioni della pelle, diarrea, abbattimento, zoppia.
• I maschi possiedono lunghe zanne affilate che possono rappresentare un potenziale pericolo per gli altri membri della famiglia (persone e animali); per questo motivo a partire da 1-2 anni di età vanno tagliate periodicamente (in genere una volta all’anno). L’intervento viene eseguito in anestesia generale. La stessa cosa vale per gli unghioni che possono crescere in modo eccessivo, richiedendo un accorciamento periodico.
• Per i maialini è obbligatoria la vaccinazione contro il morbo di Aujeszky.
Esistono altre malattie per cui possono essere vaccinati, a seconda della loro presenza nel territorio: rinite atrofica, gastroenterite trasmissibile, leptospirosi, colibacillosi, parvovirosi, mal rossino. Si raccomanda di fare riferimento ad un veterinario esperto in animali non convenzionali o suini e contattare il settore veterinario dell’ASL competente per territorio.
Legislazione
Il Ministero della Salute ha emanato le nuove regole di detenzione e tutela dei suini non destinati alla produzione di alimenti.
• Microchip per i pet pigs
• Registrazione in BDN (banca dati informatizzata del Ministero della Salute) dei loro proprietari e dei luoghi di detenzione.
• Limite numerico fino a due animali.
• Sterilizzazione per evitare la riproduzione.
• L’operatore di suini NON DPA (non destinati a produzioni animali) in caso di movimentazioni deve sempre garantire la contenzione degli animali e l’assenza di contatti, diretti o indiretti, con altri suini, sia domestici che selvatici. L’acquisizione e la movimentazione sono ammesse esclusivamente previa compilazione da parte dell’operatore del documento di accompagnamento informatizzato, ovvero della dichiarazione di provenienza e di destinazione degli animali (Modello 4), utilizzando l’apposita funzionalità della BDN.
• Movimentazioni verso le strutture veterinarie per motivi sanitari: movimentazioni verso strutture veterinarie “per urgenti necessità di sanità e benessere animale” rappresentano una eccezione e non è richiesto il Modello 4. È tuttavia richiesta una documentazione attestante la movimentazione eccezionale per urgenti necessità di sanità e benessere animale, che deve essere resa disponibile dagli operatori e dai veterinari per ogni controllo.
• Divieto di abbandono
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La Testudo kleinmanni, o tartaruga egiziana
La Testudo kleinmanni, detta anche testudo egiziana, è un rettile originario delle coste mediterranee della Libia e dell’Egitto, il suo areale di distribuzione, negli ultimi 30 anni è drasticamente diminuito, così come il numero di esemplari presenti in natura (si stima una riduzione di circa l’85 %).
Il loro habitat naturale è caratterizzato da scarse precipitazioni piovose ma un elevato tasso di umidità notturna. In media le temperature massime diurne primaverili si aggirano intorno ai 24°C mentre in estate possono superare anche i 35°C. In inverno invece non scendono al di sotto dei 15° di giorno e 10° di notte.
La taglia media massima, inferiore ai 9 cm nei maschi e 13 cm nelle femmine, le fa detenere il primato di più piccola tra tutte le Testudo. Il carapace piuttosto rotondeggiante è di colorazione ocra dorato con gli scuti contornati da una bordatura scura, tale colorazione sembra impedire il surriscaldamento del corpo per una riflessione parziale della luce. Il piastrone, piatto sia nei maschi che nelle femmine, è caratterizzato da una o due coppie di triangoli scuri. Le scaglie femorali e addominali del piastrone sono incernierate tra loro. Il colore della pelle è chiaro. In cattività, rispetto alle altre tartarughe è relativamente poco longeva: la sua aspettativa di vita in natura va dai 25 ai 30 anni, poco più lunga in cattività, anche se, la difficoltà di ricreare delle condizioni adeguate molto spesso rende difficile la sopravvivenza o la riproduzione in ambiente controllato.
In natura la loro attività giornaliera comincia nelle prime ore del giorno: una volta riscaldate ai raggi solari partono alla ricerca di cibo; questo permette loro di isolarsi dal caldo cocente durante le ore più intense della giornata. Si riparano in tane scavate da altri animali o in anfratti tra le rocce. Con la discesa delle temperature si ha la ripresa dell’attività.
Se la temperatura esterna diventa insopportabile sono soggette all’estivazione.
L’estivazione ha la stessa valenza metabolica del letargo per le Testudo delle zone temperate ed è una strategia di sopravvivenza adottata per superare periodi di grande caldo e arsura estiva, avviene occupando tane di piccoli mammiferi dove si ha una temperatura costante e tasso di umidità relativa abbastanza elevato. La fine dell’estivazione avviene con il calare delle temperature estive.
Si tratta di una specie prettamente vegetariana, si ciba prevalentemente di foglie, fiori e piante grasse; solo raramente mangiano artropodi o altri resti animali, cacche comprese. L’integrazione idrica avviene prevalentemente attraverso l’assunzione di piccole gocce di rugiada mattutina. In cattività è fondamentale cercare di rispettare il più possibile la loro alimentazione naturale. È possibile fornire delle piccole quantità di frutta, ricordando di integrare sempre il calcio.
A livello legislativo è protetta e si trova in allegato A, annesso I della convenzione Cites che protegge le specie animali e vegetali in via d’estinzione.
La tartaruga da sempre simboleggia fortuna e per molti è un prezioso amuleto. Il carapace della testudo kleinmanni, secondo un’antica credenza delle popolazioni beduine, appeso all’ingresso delle tende era di buon auspicio e aveva il potere di respingere i Jinn maligni. Il guscio vuoto per avere valenza doveva essere rinvenuto casualmente tra le sabbie del deserto e mai ricavato da un’uccisione volontaria.
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Lo splay leg nel coniglio
ll termine splay leg indica una deformazione degli arti (anteriori e posteriori) che vengono mantenuti in adduzione permanente. La condizione può interessare uno o piu arti, con gravità variabile. In sostanza la zampa coinvolta resta stesa di lato e l’animale è incapace di retrarla e di utilizzarla per stare dritto o camminare. A dispetto della deformazione, i soggetti mantengono un accrescimento normale e si alimentano normalmente.
Comuni complicanze sono rappresentate da
• dermatite perineale conseguente all’imbrattamento con feci e urine
• ulcerazioni cutanee degli arti nei punti di contatto con il pavimento
Ovviamente più arti sono coinvolti piu gravi saranno anche le conseguenze secondarie.
Si ritiene che sia una condizione congenita, ereditaria che si manifesta infatti nei primi periodi di vita. Uno studio ha dimostrato che la condizione nell’ariete nano è legata ad un gene autosomico recessivo. Tuttavia non si possono escludere fattori ambientali nello sviluppo della condizione. È dimostrato sperimentalmente che la presenza di un substrato liscio durante le prime fasi dello sviluppo è legato alla comparsa di splay leg nei giovani conigli. Sicuramente si tratta di un fattore predisponente.
La diagnosi è clinica: possono essere eseguite delle radiografie per escludere la presenza di fratture o altri problemi dello scheletro.
Se si interviene entro i due mesi di vita la malformazione degli arti può essere corretta con successo mediante l’uso di balze che vanno mantenute fino al raggiungimento della normale posizione degli arti. Le balze devono essere applicate in modo da portare gli arti in posizione fisiologica. Intervenendo dopo, se la condizione non è grave, questo sistema garantisce un recupero, anche se i tempi sono sicuramente piu lunghi.
È importante curare l’igiene ambientale e pulire la zona perineale mantenendola asciutta per prevenire dermatiti secondarie.
Un coniglio affetto da splay leg non può avere sicuramente una vita normale, anche se, con la dovuta assistenza, può condurre una vita felice.
In un soggetto adulto che presenta adduzione permanente degli arti le cause possono essere
- patologie neurologiche (fratture spinali, spondilosi)
- condizioni sistemiche che causano debolezza generalizzata, come nel caso di insufficienza renale
- lesioni ortopediche
- osteoartrite
- atrofia muscolare in soggetti anziani e sedentari
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Stasi follicolare e distocia nei sauri
Nozioni di anatomia dei Sauri
L’apparato riproduttivo femminile dei rettili è formato da ovaie, infundiboli e ovidotti, che sboccano nella cloaca. L’ovaio produce follicoli o ovuli (follicolo genesi) che subiscono poi un processo di maturazione. La follicolo genesi ha inizio con un aumento della produzione di estrogeni. Il fattore scatenante comprende stimoli endocrini, ambientali (temperatura, umidità, fotoperiodo) e sociali; in alcune specie la presenza del maschio ed il rituale di corteggiamento sono necessari, altre non possono riprodursi se non hanno abbastanza riserve adipose per produrre i follicoli. In seguito all’ ovulazione gli ovuli si distaccano dall’ ovaio ed entrano nell’ infundibolo e da qui nell’ ovidotto dove verranno fertilizzati dagli spermatozoi;
Nella porzione mediana dell’ovidotto, chiamata anche utero o camera calcigena, l’ovulo permane per un tempo variabile e sia esso fertilizzato o meno, viene ricoperto con le altre strutture che andranno a formare l’uovo, la membrana perivitellina, l’albume ed il guscio. Se gli ovuli non vengono fertilizzati possono dare luogo a uova sterili che hanno lo stesso aspetto delle uova fertili. Il tempo che l’uovo passa nell’ ovidotto (gestazione) varia a seconda delle specie, ma nella maggior parte dei casi è tra 1 e 2 mesi; le femmine scavano un nido dove depositano le uova.
La stasi follicolare
La stasi follicolare, anche definita ritenzione follicolare o distocia preovulatoria, viene riscontrata frequentemente nei sauri. Si verifica un accumulo di ovuli nell’ ovaio non seguito da ovulazione. I follicoli non maturano e non regrediscono, possono degenerare, necrotizzare e causare celomite da uovo, inoltre possono verificarsi alterazioni causate da squilibri ormonali e fisiologici, come soppressione midollare e alterazioni epatiche, tutti quadri potenzialmente gravi che possono portare a morte l’animale. Tra le cause:
- Femmine tenute isolate per periodi prolungati
- Alterazioni del fotoperiodo e del termoperiodo
- Problemi nutrizionali
- Malattie sistemiche
- Endocrinopatie
- Età avanzata
- Gestione inappropriata
- Patologie dell’ovaio come cisti ovariche, infezioni e neoplasie, che possono determinare stasi e celomite.
Purtroppo i sintomi sono poco specifici, i più evidenti sono
- Anoressia cronica e mancata produzione di feci
- Letargia
- Alterata funzionalità degli arti posteriori
- Distensione addominale e alterazione del profilo
- Dolorabilità addominale.
La tecnica diagnostica più sicura è l’ecografia che mi permette di visualizzare i follicoli, discriminare tra follicoli ed uova e mi permette di valutare la presenza di celomite.
Anche con questo esame può essere difficile distinguere tra ovuli normali e stasi follicolare: prima di emettere diagnosi o sospetto di stasi follicolare bisogna valutare bene lo stato clinico del paziente ed eventualmente ripetere gli esami dopo qualche settimana e valutare se vi sono segni di maturazione dei follicoli ed eseguire delle radiografie per capire se è avvenuta l’ ovulazione e ci sono uova con guscio. Nei sauri, la terapia medica di supporto, quella eventualmente specifica se vengono individuate delle condizioni patologiche concomitanti ed il miglioramento delle condizioni ambientali, in alcuni casi permettono il riassorbimento dei follicoli e quindi la risoluzione del problema;
Se la situazione non migliora è necessario procedere con la sterilizzazione.
La distocia
Per distocia s’intende la difficoltà o l’impossibilità di deporre le uova, entro i termini considerati normali per una determinata specie . Non sempre però è facile stabilire quale sia il periodo di “gestazione” normale poiché alcune femmine possono ritenere le uova in condizioni apparentemente normali nell’ovidotto per periodi più lunghi rispetto a quelli considerati fisiologici. Spesso può essere difficile capire se una situazione di malattia in un rettile con uova al suo interno sia causata dalla difficoltà di deporle o se un’altra entità patologica causi la distocia.
Possiamo classificare le cause di distocia in due grosse categorie: quelle ostruttive e quelle non ostruttive.
Per cause ostruttive s’intendono quelle in cui vi è un ostacolo al passaggio delle uova attraverso l’ ovidotto, il canale pelvico o la cloaca. In linea di massima possono essere causate da difetti delle uova, da problemi della madre o da complicanze in deposizione.
Problemi delle uova
- Macrosomia delle uova (uova troppo grandi): uova macrosomiche o alterate nel tratto distale che impediscono l’espulsione delle altre.
- Uova fuse tra loro
- Aderenze con l’ ovidotto in ritenzioni croniche. Alcune specie sono predisposte per la superficie ruvida dell’uovo
- Uova malformate
Problemi della madre
- Restringimento del lume dell’ovidotto (es da salpingiti o precedente salpingotomia)
- Alterazioni del bacino: ad esempio da iperparatiroidismo nutrizionale secondario o fratture
- Ostruzione a livello cloacale
- Prolasso di ovidotto o cloaca
- Compressioni dell’ovidotto
- Masse in cavità celomatica (ascessi, neoplasie etc.)
- Calcoli in vescica
- Nefromegalia
- Grave costipazione intestinale
- Uova ectopiche in vescica (cioè uova risalite in vescica dalla cloaca)
Problemi in deposizione
- Scorretto posizionamento di un uovo
- Frattura di un uovo
- Ingresso uova in vescica
Le cause non ostruttive possono essere varie e non sempre facilmente diagnosticabili. Tra queste identifichiamo sia veri e propri stati di malattia sia problemi gestionali ed ambientali.
Errori Gestionali
- Scarso esercizio fisico
- Carenze nutrizionali
- Assenza del sito di deposizione o sito di deposizione non adatto
- Substrato di deposizione scorretto (Ad es. substrato troppo compatto o substrato insufficiente )
- Temperatura, fotoperiodo ed umidità scorretti per la specie
- Disidratazione
- Dieta scorretta e Malnutrizione (carenze di vario tipo, obesità, denutrizione)
- Iperparatiroidismo nutrizionale secondario
- Stress
- Continui tentativi di accoppiamento da parte dei maschi
- Competizione con altre femmine per i siti di deposizione
- Continuo disturbo da parte dell’uomo
- Cloaciti da monta
- Ferite e traumi vari
- Crescita accelerata per errori alimentari e mancata ibernazione
Condizioni fisiche scadenti o stato di malattia
- Scarso esercizio fisico
- Infezioni e patologie del tratto riproduttivo
- Carenze nutrizionali (ad es. iperparatiroidismo nutrizionale secondario)
- Patologie intercorrenti di vario tipo
Se ci troviamo di fronte ad una ritenzione patologica, questa prima o poi darà delle alterazioni che si manifesteranno con sintomatologia clinica. I sintomi non sono sempre ben evidenti. Inizialmente si può notare solamente una certa irrequietezza con continui tentativi di scavo senza deposizione oppure la deposizione di 1 o 2 uova e la ritenzione delle restanti; in quest’ultimo caso i trattamenti di supporto o la sola modifica della gestione risolvono la situazione.
Le uova possono alterarsi, degenerare o rompersi e quindi determinare alterazioni patologiche dell’ovidutto che possono esitare in celomite
L’accumulo di molte uova all’interno dell’ovidotto causa compressione agli organi interni e la conseguenza più facile da immaginare è la compressione di stomaco, intestino e cloaca con conseguente impedimento alla defecazione, minzione e al riempimento gastrico; un altro sintomo frequente è, infatti, la cessazione dell’alimentazione. Il materiale fecale bloccato nell’intestino inoltre può andare incontro a putrefazione causando assorbimento di tossine e infezione intestinale.
Uova numerose possono a tal punto riempire il celoma da causare anche compressione polmonare e difficoltà respiratorie. Altri segnali sono continui tentativi di espulsione, prolasso di ovidotto, intestino o cloaca, gonfiore della cloaca, paralisi flaccida degli arti posteriori, fuoriuscita di materiale maleodorante dalla cloaca. Vi possono essere sintomi generali come abbattimento, anoressia, deperimento, grave disidratazione che possono essere causa della distocia o essere determinati dalla patologia che provoca la mancata deposizione. In situazioni croniche nei sauri possono comparire sintomi compatibili con ipocalcemia, come tremori e convulsioni, a causa del continuo deposito di calcio sulle uova; In alcune specie come i camaleonti, le variazioni di colorazione della livrea possono dare indicazioni sullo stato fisiologico. L’ecografia e la radiografia sono esami utili per arrivare ad una diagnosi.
Non sempre è facile distinguere tra distocia e gravidanza normale. In linea di massima in presenza di distocia vi sono segni radiografici evidenti come uova di forma anomala o con guscio ispessito e vi è sintomatologia clinica; quando la durata della gestazione per una determinata specie è conosciuta, il ritardo può essere indice di sospetto, sebbene in assenza di sintomatologia clinica allungamenti della durata di gestazione possono essere normali. La terapia vera e propria sarà indirizzata sia verso la causa, sia a risolvere la distocia stessa; un trattamento ritardato aumenta il rischio di complicanze e riduce la possibilità di future riproduzioni.
La distocia potrà essere approcciata secondo i casi, con la medicina o con la chirurgia. Se non si evidenziano patologie sottostanti, le condizioni del rettile non destano preoccupazioni e le uova sono di forma e dimensioni normali e non si evidenziano problemi ostruttivi può essere tentato un approccio farmacologico che spesso dà buoni risultati. Una volta corretti eventuali squilibri minerali (soprattutto calcio) e idrici si può somministrare ossitocina e altri farmaci per indurre la deposizione. Se i farmaci non aiutano si deve intervenire chirurgicamente.
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Cisti ovariche grandi grandissime nella cavia asintomatica
Una cavia di 2 anni, perfettamente seguita dalla proprietaria e sottoposta a controlli di routine periodici, viene portata in visita perché non ha la sua solita verve. Alla visita clinica si mette in evidenza un addome gonfio e dolente. Sospettando la presenza di problemi a carico dell’apparato urinario viene subito eseguita una radiografia per escludere la presenza di calcoli, patologia sempre piu frequente in questa specie. La radiografia esclude la presenza di calcoli o calcificazioni a livello renale, ma mette in evidenza delle zone sospette in corrispondenza dell’ovaio.
Subito si procede con un’ecografia addominale che permette la diagnosi di voluminose cisti ovariche bilaterali.
La formazione di cisti nelle ovaie della cavia è una patologia molto frequente, circa il 75% delle femmine può esserne affetta. Le cisti possono avere dimensioni variabili e possono coinvolgere una o entrambe le ovaie.
La loro presenza può essere asintomatica se queste strutture restano di piccole dimensioni e non secernono ormoni. Se si ingrandiscono molto possono dare compressione degli organi addominali e quindi disagio (come nel nostro caso clinico);
Se secernono ormoni causano perdita di pelo simmetrica, senza prurito, che inizia sui fianchi e si estende progressivamente alla parte posteriore del corpo.
Il fatto di essere secernenti non è correlato alla dimensione.
La presenza delle cisti può essere sospettata in base ai sintomi ed è confermata dall’esame ecografico. L’esame radiografico difficilmente permette di visualizzare le cisti, a meno che non siano particolarmente voluminose.
Il trattamento di scelta nelle forme sintomatiche consiste nella rimozione chirurgica delle stesse.
Molto spesso si esegue in un primo momento l’ asportazione di entrambe le ovaie e si rimanda la rimozione dell’utero in un secondo momento per non rendere troppo lungo l’interveno e compromettere la ripresa dell’animale.
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Il Megacolon
Il megacolon è un disturbo ereditario che colpisce i conigli Omozigoti per il gene EnEn detti anche “spotted Rabbit”: sono conigli quasi completamente bianchi, con delle macchie di colore intorno agli occhi, naso e orecchie.
I soggetti affetti da megacolon presentano una diarrea intermittente, non responsiva ai trattamenti, associata ad un calo ponderale.
Le feci hanno una consistenza pastosa (“cow pat consistency”), e si verifica un’alternanza di feci normali a feci di consistenza alterata.
Le feci normali hanno, comunque, delle dimensioni diverse tra di loro. Si tratta di una patologia progressiva caratterizzata da fasi di miglioramento a delle ricadute. Non si avrà mai una guarigione completa, è fondamentale la gestione dell’animale nelle fasi di riacutizzazione della malattia.
Diagnosi:
Il sospetto diagnostico si base sulle caratteristiche fisiche e sulla raccolta dei dati anamnestici;
gli esami di laboratorio possono indicare una condizione di anemia, e ipoproteinemia.
Le radiografie sono caratterizzate da una dilatazione del colon e dalla presenza di gas nel cieco.
La terapia prevede una gestione alimentare caratterizzata da una dieta ad elevato quantitativo di fibra e durante i periodi di crisi una terapia di supporto con fluido terapia, terapia del dolore e alimentazione forzata. Possono essere utilizzati anche farmaci che stimolano la motilità intestinale, in particolare domperidone e ranitidina.
Le recidive sono frequenti e la guarigione totale è impossibile.
Spesso è presente muco, indicativo di un disturbo e di un’infiammazione intestinale.
Il coniglio può alternare fasi di anoressia a fasi in cui è famelico.
Il gene EnEn è legato a
• Ipoganglionosi(aganglionosi): un’assenza o ridotta presenza delle cellule neuroganglionali che regolano la complessa motilità dell’intestino del coniglio permettendo la progressione del materiale alimentare.
• Un piccolo intestino di lunghezza inferiore rispetto ad un coniglio normale
• Una parete del cieco piu spessa che comporta una riduzione del trasporto del Na attraverso la parete, che si traduce in una liquefazione delle ingeste nel tratto prossimale del grosso intestino
• Sembra che il cuore e le ghiandole surrenali siano piu grandi del normale.
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Pippi e il respiro
Pippi è una coniglia femmina sterilizzata di circa 8 anni che viene portata in visita per abbattimento e riluttanza al movimento. Parlando con i proprietari ci raccontano che da qualche giorno mostra sintomi aspecifici, è più svogliata, mangia meno e tende a rimanere nascosta in luoghi inusuali. Pippi è libera in casa e viene lasciata libera anche in giardino. Alla visita clinica si rende subito evidente che c’è qualcosa che non va a carico del sistema respiratorio. Mostra infatti un respiro discordante, prevalentemente addominale, e tende a dilatare molto le narici.
Dopo aver ridotto lo stress legato alle difficoltà respiratorie e al trasporto con un miorilassante, è stata subito effettuata una radiografia al torace che ha messo in evidenza la presenza di una voluminosa neoformazione. L’ecografia ha confermato la presenza di una massa in torace che esercitava una pressione sul cuore impedendone il corretto funzionamento.
L’ecografia mi ha permesso di mettere in evidenza le caratteristiche della neoformazione, in questo caso trattandosi di una formazione cistica si è deciso di procedere all’aspirazione del contenuto liquido per permettere al cuore di contrarsi in modo adeguato e di sostenere Pippi nella respirazione. Dopo il drenaggio l’attività cardiaca è migliorata cosi come il respiro di pippi.
Nonostante numerose citologie della neoformazione e esami del liquido aspirato non siamo riusciti ad identificare con certezza la natura della massa.
Dopo sei mesi il controllo ecografico ha mostrato una modificazione delle caratteristiche della massa stessa, pippi sembra stare bene, nonostante le sue difficoltà respiratorie.
Non sempre, nonostante la buona volontà riusciamo ad emettere una diagnosi certa. L’iter diagnostico prevederebbe di eseguire una tac e un prelievo bioptico della lesione, i proprietari non se la sentono di procedere con procedure cosi invasive che potrebbero compromettere la vita di Pippi e preferiscono gestirla aiutandola nelle recidive visto che dopo sei mesi è ancora vitale e scorrazza in giardino.
La diagnosi mi permetterebbe di emettere una prognosi e di impostare eventuali terapie piu forti. In visione di una chirurgia toracica o di una radioterapia sarebbe fondamentale, ma se già la chirurgia viene esclusa a priori non sempre è necessaria.
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Herbie il riccio con una neoplasia uterina
Il Riccio Africano, Atelerix Albiventris o riccio dalle quattro dita, è un mammifero appartenente alla famiglia Erinaceidae, la stessa del nostro riccio europeo. Origina dalle savane e dalle zone aride dell’Africa centrale. Il suo allevamento si è diffuso anche in Italia, in Inghilterra, America e Spagna e da anni vien considerato un animale esotico da compagnia a tutti gli effetti.
È un animale di libera vendita, non è quindi incluso nelle liste CITES.
È un animale notturno e durante il giorno riposa in tane sotterranee o nei cespugli per poi attivarsi durante il crepuscolo. Non va in letargo. Se ben curato in cattività può vivere anche 8 anni.
Va distinto dal riccio europeo (Erinaceus Europeus) presente in Italia, di cui è vietata la detenzione, essendo una specie selvatica e di conseguenza patrimonio dello stato.
Considerando la provenienza è facile capire che questo pet mal sopporta le basse temperature e l’umidità elevata. L’ambiente ideale prevede una temperatura che oscilla tra i 25 e i 30 gradi con un’umidità non troppo elevata. Se la temperatura scende sotto questi range il rischio è quello dell’insorgenza di gravi patologie respiratorie che possono essere anche mortali. In estate, a seconda delle temperature, può essere tenuto anche all’esterno, mentre in inverno la gestione diventa più complicata per la necessità di mantenere una temperatura elevata: saranno necessarie lampade e tappetini riscaldati. Durante il giorno può essere tenuto in un terrario sufficientemente grande; la sera (momento in cui è più attivo) deve avere la possibilità di muoversi e il consiglio è quello di dedicargli una stanza.
Il terrario dovrebbe avere preferibilmente il fondo e le pareti lisce, per evitare lesioni alle zampe. Non è necessario il coperchio, se le pareti sono lisce e sufficientemente alte dal momento che l’animale non è in grado di arrampicarsi o di saltare. Lo spazio a disposizione deve essere più ampio possibile, per permettere di fare sufficiente esercizio. Per il fondo si può utilizzare segatura o pellet di carta riciclata o di tutolo, e deve essere tenuto particolarmente pulito per evitare problemi di dermatiti da contaminazione fecale e da urina. Gli stracci sono da evitare per il pericolo di ingestione di fibre. È necessario porre nella gabbia un nascondiglio le cui dimensioni devono essere di poco superiori a quelle del riccio stesso.
Il riccio africano è un animale solitario, e va alloggiato preferibilmente da solo. Si possono tenere anche in piccoli gruppi, purché sia presente un solo maschio e lo spazio a disposizione sia molto ampio. In natura hanno a disposizione uno spazio infinito, richiuderli in un piccolo terrario è sicuramente una limitazione.
Alimentazione
Il riccio è un insettivoro. Durante l’estate se alloggiato all’esterno può essere lasciato predare autonomamente, e questo è utile anche per soddisfare i suoi istinti naturali. La sua alimentazione deve consistere in insetti (camole, grilli, chiocciole), croccantini proteici di alta qualità, carne cotta, uova sode e saltuariamente frutta e verdura. L’acqua deve sempre essere lasciata a disposizione, meglio se da abbeveratoi a goccia, in quanto spesso rovesciano tutto. È fondamentale non sovralimentare il riccio per evitare malattie legate all’obesità e malattie metaboliche.
Oltre alle malattie legate ad una cattiva gestione i ricci sono predisposti all’insorgenza di
• forme infiammatorie, in particolare a carico delle vie respiratorie
• forme neoplastiche (frequenti le forme neoplastiche del cavo orale)
• patologie cutanee
• patologie a carico dell’apparato riproduttore, è sempre bene tenere monitorato l’apparato riproduttore con ecografie periodiche.
Il caso clinico
Herbie è una riccia femmina di due anni gestita correttamente, o quasi…che da qualche giorno presenta delle perdite rossastre.
Inizialmente i proprietari pensavano si fosse ferita ad una zampina, più hanno capito che invece le perdite provenivano dall’apparato riproduttore. Subito hanno portato la piccola Herbie in visita e l’esame ecografico ha subito evidenziato la presenza di una neoformazione voluminosa a carico dell’utero. L’esame ecografico è stato fatto in sedazione.
Herbie è stata messa subito in anestesia e è stata sterilizzata.
L’esame istologico dell’utero ha confermato la presenza di una neoformazione, forma tumorale, fortunatamente benigna e la sterilizzazione è stata risolutiva.
La sterilizzazione preventiva è possibile anche in questi animali, se non viene effettuata è bene monitorare ecograficamente l’apparato riproduttore. Non tutte le forme neoplastiche sono benigne e la prevenzione aiuta ad evitare la formazione di metastasi.
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LA SINDROME VESTIBOLARE NEL CONIGLIO
Nel coniglio la sindrome vestibolare è una condizione piuttosto comune e conosciuta, anche se in realtà molto spesso si tende a semplificarla e associarla sempre e solo all’Encephalitozoon cuniculi, tralasciando molte altre cause che in presenza di una rotazione del capo vanno sempre indagate.
Altri termini per chiamare la sindrome vestibolare sono torcicollo o head tilt.
Il sistema vestibolare è un apparto
• Responsabile dell’equilibrio
• Della percezione della posizione nello spazio
• Mi permette di dare senso al movimento, ovvero di capire se il corpo è in movimento o no
Il sistema vestibolare è composto da due parti, una centrale localizzata alla base del cervello e una periferica nell’orecchio interno. Le due parti comunicano tra loro tramite un nervo detto nervo vestibolare
Una patologia a carico del sistema vestibolare centrale, o a carico del sistema vestibolare periferico, può determinare l’insorgenza della sindrome vestibolare. Quando accade si altera il senso dell’equilibrio e compaiono i sintomi caratteristici; il piu eclatante è la rotazione della testa che può essere una rotazione leggera, ma anche di 180°, indipendentemente dalla gravità della patologia sottostante.
Le cause che possono far ammalare il sistema vestibolare possono essere diverse e non è sempre immediata la loro diagnosi.
Per questo motivo è una malattia complicata, anche se la presentazione clinica è di immediato riconoscimento.
La sindrome vestibolare periferica coinvolge l’orecchio interno, è la più comune e meno grave. Le cause più frequenti sono le infezioni dell’orecchio medio/interno (per estensione di un’otite esterna o per infezioni nasali attraverso le tube di Eustachio). Per la loro conformazione fisica, è piu comune nei conigli di razza ariete che sono maggiormente inclini all’insorgenza di otiti esterne.
La forma centrale interessa il sistema vestibolare centrale, alla base del cervello, e può essere più grave. Tra le cause più comuni
1. Infezioni cerebrali batteriche, in genere in seguito all’ estensione di infezioni dell’orecchio, dell’occhio, dei seni nasali o delle prime vie respiratorie. L’agente infettivo molte volte appartiene a Pasteurella spp., ma anche altri batteri possono essere coinvolti
2. L’infestazione da Encephalitozoon cuniculi come causa di sindrome vestibolare è controversa e comunque sovrastimata; in ogni caso è impossibile diagnosticarla sull’animale vivo con certezza. Anche in presenza di una positività anticorpale è impossibile stabilire una relazione causa effetto tra sintomi e positività.
3. Infezione da Toxoplasma
4. Traumi
5. Avvelenamento da piombo
6. Infezione da Herpes simplex (rarissima e sempre fatale) contratta da persone infette
7. Tumori cerebrali (rarissimi)
8. Alcune forme vengono definite idiopatiche ovvero senza causa apparente (spesso una causa c’è ma non si riesce a identificarla)
I segni clinici dei disordini vestibolari possono differire lievemente a seconda che la causa sia localizzata nel sistema periferico o in quello centrale.
Entrambe le forme possono mostrare
• Deviazione della testa
• Atassia (incoordinazione)
• Movimenti anomali e involontari degli occhi (detti nistagmo)
• Movimenti in circolo stretto
• Perdita di equilibrio
La forma centrale è spesso accompagnata da altri sintomi. Ha una prognosi peggiore ma è meno comune di quella periferica.
• Anoressia
• Abbattimento
• Ottundimento del sensorio
• Paresi (paralisi parziale)
• Nistagmo verticale (movimenti degli occhi verticali)
• Rotolamento grave
• Interessamento di altri nervi cranici.
Nella forma periferica se l’infezione colpisce anche l’orecchio medio ed esterno può essere coinvolto il nervo facciale (VII nervo cranico) con assenza del riflesso palpebrale (il coniglio non riesce a chiudere le palpebre se le si toccano) e paralisi dei muscoli della faccia dallo stesso lato della lesione: asimmetria facciale
DIAGNOSI
1. In presenza di una sindrome vestibolare la visita clinica, ed in particolare una visita neurologica specialista, potrebbe aiutarmi a capire se è coinvolto il sistema vestibolare centrale, oppure il periferico. La distinzione tra le due forme non è semplice in quanto anche in caso di otite interna, non sempre vi sono segni esterni come presenza di pus nel condotto uditivo.Nelle forme periferiche il nistagmo è solo orizzontale (gli occhi si muovono da un lato all’altro) e non ci dovrebbe essere rotolamento grave ma è possibile la perdita di equilibrio. In genere l’appetito è normale e il coniglio è vigile. Come visto precedentemente nel caso di forme centrali invece il nistagmo è verticale e anche la clinica dell’animale è peggiore.
2. Gli esami collaterali possono risultare più o meno utili. Oltre agli esami del sangue (che solitamente nella sindrome vestibolare risultano normali), si può fare un esame radiografico della testa per valutare se sono presenti alterazioni tipiche dell’otite interna.
3. Il test per l’encephalitozoonosi non è particolarmente utile perché risulta positivo in oltre la metà dei conigli e non dà informazioni utili per la diagnosi. Se risulta negativo è utile per escludere E. cuniculi dalla lista delle diagnosi differenziali.
4. Sarebbe sempre utile escludere anche la Toxoplasmosi
5. In alcuni casi può essere indicato effettuare un test per valutare i livelli di piombo nel sangue, se si sospetta un avvelenamento da piombo.
6. La TAC o la risonanza magnetica, che si possono eseguire nei centri specializzati, sono invece molto utili.
TERAPIA
1. Se si sospetta una malattia periferica (otite media/interna), è necessario somministrare una terapia antibiotica anche per lunghi periodi, meglio se scelta in base all’esito di un esame batteriologico con relativo antibiogramma. Nelle forme che non rispondono alla terapia medica si può proporre un intervento chirurgico per l’eliminazione del materiale infetto dall’orecchio interno. Tuttavia questo intervento è complicato e non necessariamente migliora i sintomi.
2. Se si sospettano eventuali infezioni cerebrali, anche se non diagnosticabili clinicamente, si effettua ugualmente una terapia antibiotica.
3. Encephalitozoon cuniculi è sempre escluso dalla diagnosi nei casi delle forme periferiche. Se tuttavia la presenza di encephalitozoonosi è fortemente sospetta (per esclusione di altre cause e i risultati del test specifico) si possono somministrare farmaci contro questo parassita.
4. Importante instaurare anche una terapia di supporto nei conigli più gravi
a. Mantenerli puliti se non sono in grado di farlo
b. Aiutarli con l’ingestione del ciecotrofo
c. Mantenerli in un ambiente protetto: rotolando possono farsi male
d. alimentazione forzata se non sono autonomi.
e. L’occhio tenuto verso il basso va lubrificato con pomate oftalmiche per prevenire lesioni corneali.
5. Alcune forme di malattia vestibolare guariscono spontaneamente, senza alcun trattamento medico.
PROGNOSI
La sindrome vestibolare può decorrere in modo molto vario. Alcuni conigli guariscono completamente in poco tempo, per altri occorrono settimane o mesi. A volte permane un certo grado di deviazione della testa, anche notevole, ma compatibile con la capacità di muoversi e di nutrirsi autonomamente e un’ottima qualità di vita.
Se il coniglio rifiuta il cibo la prognosi è peggiore; con l’aggravarsi progressivo dello stato mentale e l’insorgenza di debolezza spesso la prognosi è sfavorevole e conviene ricorrere all’eutanasia.
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