Pippi e il respiro
Pippi è una coniglia femmina sterilizzata di circa 8 anni che viene portata in visita per abbattimento e riluttanza al movimento. Parlando con i proprietari ci raccontano che da qualche giorno mostra sintomi aspecifici, è più svogliata, mangia meno e tende a rimanere nascosta in luoghi inusuali. Pippi è libera in casa e viene lasciata libera anche in giardino. Alla visita clinica si rende subito evidente che c’è qualcosa che non va a carico del sistema respiratorio. Mostra infatti un respiro discordante, prevalentemente addominale, e tende a dilatare molto le narici.
Dopo aver ridotto lo stress legato alle difficoltà respiratorie e al trasporto con un miorilassante, è stata subito effettuata una radiografia al torace che ha messo in evidenza la presenza di una voluminosa neoformazione. L’ecografia ha confermato la presenza di una massa in torace che esercitava una pressione sul cuore impedendone il corretto funzionamento.
L’ecografia mi ha permesso di mettere in evidenza le caratteristiche della neoformazione, in questo caso trattandosi di una formazione cistica si è deciso di procedere all’aspirazione del contenuto liquido per permettere al cuore di contrarsi in modo adeguato e di sostenere Pippi nella respirazione. Dopo il drenaggio l’attività cardiaca è migliorata cosi come il respiro di pippi.
Nonostante numerose citologie della neoformazione e esami del liquido aspirato non siamo riusciti ad identificare con certezza la natura della massa.
Dopo sei mesi il controllo ecografico ha mostrato una modificazione delle caratteristiche della massa stessa, pippi sembra stare bene, nonostante le sue difficoltà respiratorie.
Non sempre, nonostante la buona volontà riusciamo ad emettere una diagnosi certa. L’iter diagnostico prevederebbe di eseguire una tac e un prelievo bioptico della lesione, i proprietari non se la sentono di procedere con procedure cosi invasive che potrebbero compromettere la vita di Pippi e preferiscono gestirla aiutandola nelle recidive visto che dopo sei mesi è ancora vitale e scorrazza in giardino.
La diagnosi mi permetterebbe di emettere una prognosi e di impostare eventuali terapie piu forti. In visione di una chirurgia toracica o di una radioterapia sarebbe fondamentale, ma se già la chirurgia viene esclusa a priori non sempre è necessaria.
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Herbie il riccio con una neoplasia uterina
Il Riccio Africano, Atelerix Albiventris o riccio dalle quattro dita, è un mammifero appartenente alla famiglia Erinaceidae, la stessa del nostro riccio europeo. Origina dalle savane e dalle zone aride dell’Africa centrale. Il suo allevamento si è diffuso anche in Italia, in Inghilterra, America e Spagna e da anni vien considerato un animale esotico da compagnia a tutti gli effetti.
È un animale di libera vendita, non è quindi incluso nelle liste CITES.
È un animale notturno e durante il giorno riposa in tane sotterranee o nei cespugli per poi attivarsi durante il crepuscolo. Non va in letargo. Se ben curato in cattività può vivere anche 8 anni.
Va distinto dal riccio europeo (Erinaceus Europeus) presente in Italia, di cui è vietata la detenzione, essendo una specie selvatica e di conseguenza patrimonio dello stato.
Considerando la provenienza è facile capire che questo pet mal sopporta le basse temperature e l’umidità elevata. L’ambiente ideale prevede una temperatura che oscilla tra i 25 e i 30 gradi con un’umidità non troppo elevata. Se la temperatura scende sotto questi range il rischio è quello dell’insorgenza di gravi patologie respiratorie che possono essere anche mortali. In estate, a seconda delle temperature, può essere tenuto anche all’esterno, mentre in inverno la gestione diventa più complicata per la necessità di mantenere una temperatura elevata: saranno necessarie lampade e tappetini riscaldati. Durante il giorno può essere tenuto in un terrario sufficientemente grande; la sera (momento in cui è più attivo) deve avere la possibilità di muoversi e il consiglio è quello di dedicargli una stanza.
Il terrario dovrebbe avere preferibilmente il fondo e le pareti lisce, per evitare lesioni alle zampe. Non è necessario il coperchio, se le pareti sono lisce e sufficientemente alte dal momento che l’animale non è in grado di arrampicarsi o di saltare. Lo spazio a disposizione deve essere più ampio possibile, per permettere di fare sufficiente esercizio. Per il fondo si può utilizzare segatura o pellet di carta riciclata o di tutolo, e deve essere tenuto particolarmente pulito per evitare problemi di dermatiti da contaminazione fecale e da urina. Gli stracci sono da evitare per il pericolo di ingestione di fibre. È necessario porre nella gabbia un nascondiglio le cui dimensioni devono essere di poco superiori a quelle del riccio stesso.
Il riccio africano è un animale solitario, e va alloggiato preferibilmente da solo. Si possono tenere anche in piccoli gruppi, purché sia presente un solo maschio e lo spazio a disposizione sia molto ampio. In natura hanno a disposizione uno spazio infinito, richiuderli in un piccolo terrario è sicuramente una limitazione.
Alimentazione
Il riccio è un insettivoro. Durante l’estate se alloggiato all’esterno può essere lasciato predare autonomamente, e questo è utile anche per soddisfare i suoi istinti naturali. La sua alimentazione deve consistere in insetti (camole, grilli, chiocciole), croccantini proteici di alta qualità, carne cotta, uova sode e saltuariamente frutta e verdura. L’acqua deve sempre essere lasciata a disposizione, meglio se da abbeveratoi a goccia, in quanto spesso rovesciano tutto. È fondamentale non sovralimentare il riccio per evitare malattie legate all’obesità e malattie metaboliche.
Oltre alle malattie legate ad una cattiva gestione i ricci sono predisposti all’insorgenza di
• forme infiammatorie, in particolare a carico delle vie respiratorie
• forme neoplastiche (frequenti le forme neoplastiche del cavo orale)
• patologie cutanee
• patologie a carico dell’apparato riproduttore, è sempre bene tenere monitorato l’apparato riproduttore con ecografie periodiche.
Il caso clinico
Herbie è una riccia femmina di due anni gestita correttamente, o quasi…che da qualche giorno presenta delle perdite rossastre.
Inizialmente i proprietari pensavano si fosse ferita ad una zampina, più hanno capito che invece le perdite provenivano dall’apparato riproduttore. Subito hanno portato la piccola Herbie in visita e l’esame ecografico ha subito evidenziato la presenza di una neoformazione voluminosa a carico dell’utero. L’esame ecografico è stato fatto in sedazione.
Herbie è stata messa subito in anestesia e è stata sterilizzata.
L’esame istologico dell’utero ha confermato la presenza di una neoformazione, forma tumorale, fortunatamente benigna e la sterilizzazione è stata risolutiva.
La sterilizzazione preventiva è possibile anche in questi animali, se non viene effettuata è bene monitorare ecograficamente l’apparato riproduttore. Non tutte le forme neoplastiche sono benigne e la prevenzione aiuta ad evitare la formazione di metastasi.
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LA SINDROME VESTIBOLARE NEL CONIGLIO
Nel coniglio la sindrome vestibolare è una condizione piuttosto comune e conosciuta, anche se in realtà molto spesso si tende a semplificarla e associarla sempre e solo all’Encephalitozoon cuniculi, tralasciando molte altre cause che in presenza di una rotazione del capo vanno sempre indagate.
Altri termini per chiamare la sindrome vestibolare sono torcicollo o head tilt.
Il sistema vestibolare è un apparto
• Responsabile dell’equilibrio
• Della percezione della posizione nello spazio
• Mi permette di dare senso al movimento, ovvero di capire se il corpo è in movimento o no
Il sistema vestibolare è composto da due parti, una centrale localizzata alla base del cervello e una periferica nell’orecchio interno. Le due parti comunicano tra loro tramite un nervo detto nervo vestibolare
Una patologia a carico del sistema vestibolare centrale, o a carico del sistema vestibolare periferico, può determinare l’insorgenza della sindrome vestibolare. Quando accade si altera il senso dell’equilibrio e compaiono i sintomi caratteristici; il piu eclatante è la rotazione della testa che può essere una rotazione leggera, ma anche di 180°, indipendentemente dalla gravità della patologia sottostante.
Le cause che possono far ammalare il sistema vestibolare possono essere diverse e non è sempre immediata la loro diagnosi.
Per questo motivo è una malattia complicata, anche se la presentazione clinica è di immediato riconoscimento.
La sindrome vestibolare periferica coinvolge l’orecchio interno, è la più comune e meno grave. Le cause più frequenti sono le infezioni dell’orecchio medio/interno (per estensione di un’otite esterna o per infezioni nasali attraverso le tube di Eustachio). Per la loro conformazione fisica, è piu comune nei conigli di razza ariete che sono maggiormente inclini all’insorgenza di otiti esterne.
La forma centrale interessa il sistema vestibolare centrale, alla base del cervello, e può essere più grave. Tra le cause più comuni
1. Infezioni cerebrali batteriche, in genere in seguito all’ estensione di infezioni dell’orecchio, dell’occhio, dei seni nasali o delle prime vie respiratorie. L’agente infettivo molte volte appartiene a Pasteurella spp., ma anche altri batteri possono essere coinvolti
2. L’infestazione da Encephalitozoon cuniculi come causa di sindrome vestibolare è controversa e comunque sovrastimata; in ogni caso è impossibile diagnosticarla sull’animale vivo con certezza. Anche in presenza di una positività anticorpale è impossibile stabilire una relazione causa effetto tra sintomi e positività.
3. Infezione da Toxoplasma
4. Traumi
5. Avvelenamento da piombo
6. Infezione da Herpes simplex (rarissima e sempre fatale) contratta da persone infette
7. Tumori cerebrali (rarissimi)
8. Alcune forme vengono definite idiopatiche ovvero senza causa apparente (spesso una causa c’è ma non si riesce a identificarla)
I segni clinici dei disordini vestibolari possono differire lievemente a seconda che la causa sia localizzata nel sistema periferico o in quello centrale.
Entrambe le forme possono mostrare
• Deviazione della testa
• Atassia (incoordinazione)
• Movimenti anomali e involontari degli occhi (detti nistagmo)
• Movimenti in circolo stretto
• Perdita di equilibrio
La forma centrale è spesso accompagnata da altri sintomi. Ha una prognosi peggiore ma è meno comune di quella periferica.
• Anoressia
• Abbattimento
• Ottundimento del sensorio
• Paresi (paralisi parziale)
• Nistagmo verticale (movimenti degli occhi verticali)
• Rotolamento grave
• Interessamento di altri nervi cranici.
Nella forma periferica se l’infezione colpisce anche l’orecchio medio ed esterno può essere coinvolto il nervo facciale (VII nervo cranico) con assenza del riflesso palpebrale (il coniglio non riesce a chiudere le palpebre se le si toccano) e paralisi dei muscoli della faccia dallo stesso lato della lesione: asimmetria facciale
DIAGNOSI
1. In presenza di una sindrome vestibolare la visita clinica, ed in particolare una visita neurologica specialista, potrebbe aiutarmi a capire se è coinvolto il sistema vestibolare centrale, oppure il periferico. La distinzione tra le due forme non è semplice in quanto anche in caso di otite interna, non sempre vi sono segni esterni come presenza di pus nel condotto uditivo.Nelle forme periferiche il nistagmo è solo orizzontale (gli occhi si muovono da un lato all’altro) e non ci dovrebbe essere rotolamento grave ma è possibile la perdita di equilibrio. In genere l’appetito è normale e il coniglio è vigile. Come visto precedentemente nel caso di forme centrali invece il nistagmo è verticale e anche la clinica dell’animale è peggiore.
2. Gli esami collaterali possono risultare più o meno utili. Oltre agli esami del sangue (che solitamente nella sindrome vestibolare risultano normali), si può fare un esame radiografico della testa per valutare se sono presenti alterazioni tipiche dell’otite interna.
3. Il test per l’encephalitozoonosi non è particolarmente utile perché risulta positivo in oltre la metà dei conigli e non dà informazioni utili per la diagnosi. Se risulta negativo è utile per escludere E. cuniculi dalla lista delle diagnosi differenziali.
4. Sarebbe sempre utile escludere anche la Toxoplasmosi
5. In alcuni casi può essere indicato effettuare un test per valutare i livelli di piombo nel sangue, se si sospetta un avvelenamento da piombo.
6. La TAC o la risonanza magnetica, che si possono eseguire nei centri specializzati, sono invece molto utili.
TERAPIA
1. Se si sospetta una malattia periferica (otite media/interna), è necessario somministrare una terapia antibiotica anche per lunghi periodi, meglio se scelta in base all’esito di un esame batteriologico con relativo antibiogramma. Nelle forme che non rispondono alla terapia medica si può proporre un intervento chirurgico per l’eliminazione del materiale infetto dall’orecchio interno. Tuttavia questo intervento è complicato e non necessariamente migliora i sintomi.
2. Se si sospettano eventuali infezioni cerebrali, anche se non diagnosticabili clinicamente, si effettua ugualmente una terapia antibiotica.
3. Encephalitozoon cuniculi è sempre escluso dalla diagnosi nei casi delle forme periferiche. Se tuttavia la presenza di encephalitozoonosi è fortemente sospetta (per esclusione di altre cause e i risultati del test specifico) si possono somministrare farmaci contro questo parassita.
4. Importante instaurare anche una terapia di supporto nei conigli più gravi
a. Mantenerli puliti se non sono in grado di farlo
b. Aiutarli con l’ingestione del ciecotrofo
c. Mantenerli in un ambiente protetto: rotolando possono farsi male
d. alimentazione forzata se non sono autonomi.
e. L’occhio tenuto verso il basso va lubrificato con pomate oftalmiche per prevenire lesioni corneali.
5. Alcune forme di malattia vestibolare guariscono spontaneamente, senza alcun trattamento medico.
PROGNOSI
La sindrome vestibolare può decorrere in modo molto vario. Alcuni conigli guariscono completamente in poco tempo, per altri occorrono settimane o mesi. A volte permane un certo grado di deviazione della testa, anche notevole, ma compatibile con la capacità di muoversi e di nutrirsi autonomamente e un’ottima qualità di vita.
Se il coniglio rifiuta il cibo la prognosi è peggiore; con l’aggravarsi progressivo dello stato mentale e l’insorgenza di debolezza spesso la prognosi è sfavorevole e conviene ricorrere all’eutanasia.
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Il citello (Spermophilus Citellus)
Il citello (Spermophilus citellus) è un roditore appartenente alla famiglia degli sciuridi, come gli scoiattoli. Viene anche comunemente chiamato scoiattolo di terra. È originario dell’Europa centro-orientale (Austria, Germania, Repubblica Ceca, Turchia) e di alcune zone della Russia. Popola principalmente le aree steppiche e le praterie; infatti, in molte zone dell’habitat originario, si è ormai estinto per la conversione delle praterie in pascoli.
Aspetto fisico
Il citello possiede denti incisivi a crescita continua, una corretta masticazione di alimenti adeguati ne garantisce il consumo. Ha poi due premolari e tre molari per emiarcata per un totale di 22 denti. Gli arti sono relativamente corti, con zampe anteriori e posteriori di lunghezza quasi uguale. Il dorso è di colore marrone grigio; il ventre è giallo, mentre mento e gola sono bianchi. Le orecchie sono piccole e la coda è corta, ricoperta di peli. Sono dotati di tasche guanciali che vengono utilizzate per trasportare il cibo nella tana in vista del letargo invernale (non presenti nei cani della prateria che non vanno in ibernazione). I citelli sono dotati di 4 artigli anteriormente e 5 posteriormente. Le unghie crescono velocemente e richiedono un consumo quotidiano, che in natura avviene con lo scavo (scavano infatti tunnel e gallerie sotterranee). Per distinguere i sessi è necessario affidarsi alla distanza ano-genitale: circa il doppio nel maschio.
Nel complesso, l’aspetto è molto simile a quello del cane della prateria, anche se la taglia è molto più ridotta. Oltre che per la taglia più ridotta, il citello si distingue dal cane della prateria per il colore (più grigiastro nel citello, più marrone nel cane della prateria) e per la coda, che è di colore scuro per tutta la lunghezza, anziché solo in punta.
I citelli adulti raggiungono una lunghezza di circa 20 cm e un peso di 200-400 grammi.
La vita media è di 5-6 anni.
I citelli
• Sono diurni
• Trascorrono molto tempo nelle tane che essi stessi scavano. Le tane sono di due tipi:
o Uno è l’alloggio permanente, in cui passare le notti o l’intero inverno.
o L’altro è una tana provvisoria e protettiva che serve come rifugio o per un breve riposo.
• Durante l’inverno vanno in letargo. Prima di ibernare, chiudono l’entrata della tana con il terriccio e costruiscono un tunnel che si estende vicino alla superficie. I maschi adulti iniziano a ibernare nella prima metà di agosto, mentre le femmine adulte restano all’esterno fino alla prima metà di settembre. Raramente si vedono all’esterno oltre ottobre. Portano il cibo nelle tane per consumarlo, e forniscono cibo ai piccoli.
• Nelle loro tane conducono vita solitaria, tuttavia costituiscono delle colonie nel senso che costruiscono le loro tane vicine, per aiutarsi a difendersi dai predatori.
Gestione casalinga
Sono animali che hanno bisogno di uno spazio notevole. La soluzione migliore è sicuramente quella di una recinzione esterna, che deve essere allestita appositamente per evitare le fughe: sono ottimi rosicchiatori ed è nella loro natura scavare tunnel sotterranei. Anche la posizione della recinzione deve essere studiata in modo che non sia eccessivamente esposta al sole (non amano il caldo): è importante ricreare all’interno della struttura delle zone di ombra.
Nel caso sia impossibile alloggiarli all’esterno lo spazio messo a disposizione dovrebbe essere il piu ampio possibile: la gabbia dovrebbe essere molto ampia, meglio se a più piani. Hanno la tendenza a rodere incessantemente le sbarre della gabbia se chiusa, nel tentativo di trovare una via di fuga. Questo atteggiamento può causare dei traumi agli incisivi e successivi problemi di salute. Meglio mettere a disposizione una stanza intera, la gabbia dovrebbe essere lasciata sempre aperta, in modo che venga usata come nido\rifugio. È importante dare loro la possibilità di scavare e crearsi un nido, lasciando sul fondo della gabbia abbondante fieno, per esempio, o altro materiale analogo.
L’ambiente può essere arricchito da scatole con un’apertura, tubi in pvc, rotoli di cartone. Altri giochi possono essere rappresentati da oggetti da rodere, come rametti o giochi di legno non tossico, ma si devono evitare oggetti di plastica.
lo spazio che viene lasciato a disposizione deve essere reso sicuro per la sua incolumità. In particolare occorre fare attenzione a mettere fuori dalla sua portata fili elettrici, sostanze dannose e oggetti fragili che può rompere.
Il citello, rispetto al cane della prateria, è un animale relativamente poco sociale, tuttavia è possibile tenere insieme una coppia (anche se di sesso opposto, perché le gravidanze in cattività sono comunque rare). Non si devono mai tenere insieme due maschi in presenza di una femmina perché entrerebbero in competizione.
Alimentazione
La dieta in cattività deve essere strettamente vegetariana, basata su fieno e verdure. Il fieno, deve essere sempre a disposizione. La dieta va integrata con verdure (es. carote, sedano, radicchio, coste) e piccole quantità di frutta fresca come premio occasionale. In cattività, avendo vita più sedentaria, l’alimentazione dovrà essere regolata per evitare problemi di salute quale l’obesità, tra le più frequenti patologie nutrizionali in questi animali, pertanto si devono evitare i cibi grassi e ricchi di carboidrati. Da evitare: alimenti specifici per conigli, criceti e scoiattoli, cereali, frutta secca, carboidrati, dolciumi, cioccolata e avocado (tossici) e piante velenose come edera, aloe vera, felce, eucalipto, oleandro, ciclamino e molte altre.
L’acqua deve essere sempre a disposizione e cambiata giornalmente, sono preferibili abbeveratoi a goccia che non si rovesciano e non si sporcano.
Dal veterinario
Non necessita di vaccini, ma almeno un paio di volte all’anno è consigliabile portarlo dal veterinario per accertarsi del suo stato di salute ed effettuare un controllo dei denti.
Mi devo preoccupare quando presenta
• Atteggiamenti di isolamento e apatia
• Rifiuto del cibo
• Movimenti stereotipati
• Gonfiore delle tasche guanciali
• Strascicamento degli arti
• Prurito e zone alopeciche
• Respiro affannoso
• Ferite
• Incrostazioni oculari
• Scolo nasale
• Diarrea
Il citello è un animale simpatico e curioso che può essere un buon animale da compagnia, richiede tuttavia delle cure notevoli e rimane sempre un po’istintivo e selvatico se non viene condizionato nel modo coretto. Sono molto territoriali, caratteristica che può causare problemi in caso di ospiti, questi animali non esitano a mordere se si sentono minacciati.
Lo sapevi che
Prima del letargo accumula fino a 5 mm di grasso per l’inverno
Ama portare nella sua tana oggetti lucenti e brillanti che lo attirano molto.
è un animale molto comunicativo: hanno un linguaggio talmente evoluto, fatto di suoni acuti di diverse tonalità e digrignamento dei denti, da aver sviluppato due diversi segnali d’allarme, uno per i predatori dall’alto e uno per quelli da terra.
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Laserterapia
La laser-terapia, o fotobiomodulazione, sfrutta l’energia fotonica penetrante per ottenere un cambiamento nel tessuto colpito dal raggio luminoso.
In medicina umana è utilizzata da tempo (primi anni 70) in molte branche specialistiche
• Medicina estetica
• Dermatologia
• Chirurgia oculistica
• Medicina riabilitativa
• Odontoiatria
• …
Anche in medicina veterinaria, da molti anni ormai, viene utilizzata quotidianamente in diversi campi.
È una pratica poco invasiva che non richiede anestesia, non provoca dolore ed è quasi priva di effetti collaterali. L’unica controindicazione è la possibilità di insorgenza di un danno retinico, per cui sarebbe meglio evitare l’esposizione diretta degli occhi, indossando sempre speciali occhiali durante la seduta per l’operatore e una benda oscurante per il paziente.
La diffusione di tale metodica è legata ai numerosi vantaggi:
1. All’effetto antinfiammatorio ed antiedemigeno dovuto alla modulazione della permeabilità dei vasi linfatici e capillari e all’eliminazione delle molecole pro-infiammatorie.
2. All’effetto analgesico grazie alla modulazione della conduzione dello stimolo dolorifico
3. All’ attività biostimolante che favorisce la riparazione e la cicatrizzazione dei tessuti, grazie
a. all’aumentato apporto di nutrienti ed ossigeno
b. alla modulazione della proliferazione e differenziazione cellulare
c. all’attivazione delle funzioni cellulari
d. alla modulazione dell’organizzazione delle proteine della matrice extracellulare
Grazie agli effetti sopraelencati, la laserterapia offre innumerevoli vantaggi e benefici, quali:
• potente effetto antinfiammatorio
• riduzione della contrattura muscolare
• rapida cicatrizzazione di lesioni superficiali come ferite e piaghe
• miglioramento immediato della circolazione ematica locale
• rapida risoluzione dell’edema
• rapido recupero dell’integrità della struttura dei tessuti danneggiati
• riduzione del dolore in tempi brevi ed un miglioramento della qualità di vita.
La laserterapia rappresenta un interessante supporto alle comuni terapie farmacologiche o il trattamento di elezione nei confronti di alcune patologie che non rispondono alle terapie tradizionali.
In particolare negli animali non convenzionali viene utilizzata per il trattamento
• Ferite cutanee: accelera e favorisce la guarigione
• Edema: favorisce il drenaggio dell’edema infiammatorio.
• Lesioni/fratture del carapace e del piastrone nelle tartarughe: favorisce il processo di guarigione delle lesioni a carico dei tessuti duri.
• Ascessi: accelera il drenaggio dell’edema infiammatorio e riduce l’infiammazione.
• Osteoartrite: favorisce la riduzione dell’infiammazione e del dolore; in presenza di patologie croniche permette infatti un sensibile miglioramento della qualità di vita del paziente.
• Pododermatite: riduce l’infiammazione, l’edema ed il dolore e parallelamente favorisce la cicatrizzazione delle lesioni.
• Post-operatorio: permette di ridurre l’edema ed il dolore conseguenti all’intervento chirurgico.
Chiedete al vostro veterinario per saperne di piu
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Il becco
Il becco è una parte anatomica fondamentale per il pappagallo, viene infatti usato per fare molte cose
• difendersi da eventuali nemici usandolo come arma
• giocare o interagire con gli oggetti circostanti
• spostarsi
• accudire il piumaggio,
• pulire, rompere, scegliere il cibo
• mangiare (ovviamente)
è robusto, potente ed estremamente sensibile, in grado di rompere una noce e sbucciare un chicco d’uva.
Si tratta di una struttura complessa, in continua crescita ed evoluzione, costituita da tessuto osseo, vascolare e cheratina. Ha, inoltre, delle terminazioni nervose con funzione sensoriale che permettono di rilevare la temperatura e la pressione.
La porzione esterna (ranfoteca) è la parte più esposta ai traumi e alle lesioni.
Il becco, può essere sede di diverse problematiche:
• malformazioni (legate, spesso, ad una scorretta gestione e alimentazione)
• traumi
• infezioni batteriche
• infezioni fungine
• infezioni virali
• neoplasie
• parassitosi
Tutte le alterazioni osservate a carico di questa struttura possono essere, inoltre, un campanello d’allarme di patologie metaboliche o infettive.
Le anomalie strutturali del becco più comuni includono:
Becco troppo cresciuto: è una patologia comunissima. Un becco troppo cresciuto, può essere il risultato di traumi, anomalie dello sviluppo, squilibri nutrizionali, infezioni da Poliomavirus, o malattie del fegato (soprattutto nei pappagalli che vengono alimentati con mangimi troppo grassi e con troppo girasole).
Tutti i volatili con alterazione del becco, soprattutto se si tratta di un pappagallo, sanno adattarsi e imparano a conviverci.
Questo fino a che la crescita non causa dolore, fastidio o vero impedimento al movimento o all’apertura della bocca.
La limatura del becco permette solamente una parziale risoluzione del problema, è fondamentale
indagare le cause scatenanti.
Becco a “forbice”: ovvero becco con una deviazione laterale delle due branche, è dovuto in genere a errori durante l’incubazione e l’imbecco dei giovani pulli.
Un rimedio abbastanza efficace, ma che va attuato molto precocemente, è quello di premere almeno 5 o 6 volte al giorno il becco deviato tentando di raddrizzarlo nella posizione naturale.
Nel caso questo accorgimento non sia sufficiente a rimettere in asse il becco, il Medico veterinario dovrà agire chirurgicamente o mediante resine per modificarne l’assetto.
Prognatismo del becco: la porzione inferiore della ranfoteca è più sviluppata della parte superiore.
In questo caso la correzione chirurgica va attuata solo nei casi più gravi, e solo nel caso in cui l’animale non riesca ad utilizzare il becco o non riesca ad alimentarsi.
Alterazioni del colore
La parte cheratinizzata può apparire più chiara o più scura o presentare chiazze di diverso colore.
Può essere causata da ematomi, infezioni, malnutrizione.
Alterazioni della superficie
La superficie del becco può apparire piu o meno polverosa del normale, in corso di infezioni o di una mancata pulizia.
Anche la cheratina stessa può essere anomala in seguito a traumi, mancata pulizia, sfregamento, parassitosi, infezioni, ecc.
Alcune parti del becco possono essere mancanti: Si tratta di situazioni legate a traumi (ad esempio lotte tra conspecifici), fratture, infezioni, neoplasie.
Il becco è una porzione importante, e può raccontarci molto della salute del nostro volatile.
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Il linfoma nel ratto
Il linfoma è una forma neoplastica che colpisce il sistema linfoide.
Più precisamente, per “linfoma” s’intende un gruppo eterogeneo di tumori che originano da cellule dei sistemi linfatico e reticolo endoteliale e coinvolgono i linfociti B e T e relativi precursori
Può svilupparsi in tutti gli organi e tessuti in cui ci sono cellule che appartengono al tessuto linfoide: fegato, milza, linfonodi, reni, intestino, polmoni, cute, SNC…
Ovviamente i sintomi variano in funzione dell’organo coinvolto, è possibile avere
• Ingrossamento dei linfonodi esplorabili
• Tumefazione, gonfiore, del volto e del collo (secondario ad un rallentamento del ritorno venoso per l’ingrossamento dei linfonodi)
• Porfiria: secrezioni rossastre da occhi e naso, che in linea generale sono indicative di una condizione di stress del ratto
• Perdita di peso (in alcuni casi la perdita di peso può essere mascherata da un’organomegalia che può far assumere al ratto un aspetto a “barba papà”, da alcuni confuso con accumulo di adipe)
• Letargia
• Anemia
• Scarso appetito
• Difficoltà respiratoria
• Aumento della frequenza respiratoria\respiro superficiale
• Lesioni cutanee
• Prurito
• Atassia\paraparesi, spesso transitoria, con coinvolgimento in particolare del treno posteriore
• Gonfiore addominale secondario ad un aumento del volume del fegato e\o della milza
Eziologia
Il linfoma può colpire diverse linee cellulari (si può avere quindi una classificazione a seconda del tipo di cellula che viene interessata nel processo neoplastico).
Le cause dell’insorgenza del linfoma o del linfosarcoma non sono note; alcuni studi sembrano ipotizzare una possibile eziologia virale che provoca un indebolimento del sistema immunitario.
Il sistema linfatico svolge diverse funzioni, in particolare di filtraggio e di difesa immunitaria
Si tratta di un sistema molto complesso ed articolato costituito dai vasi linfatici e da organi linfatici, ovvero:
• Midollo osseo;
• Tonsille;
• Timo;
• Milza;
• Linfonodi.
• Tutti i tessuti in cui possiamo trovare i linfociti
Il sistema linfatico aiuta a drenare l’eccesso di fluidi e proteine dagli organi e dai tessuti. I linfonodi, contenendo i linfociti, sono parte del meccanismo di difesa dell’organismo, rimuovono batteri e sostanze estranee.
In presenza di un’infiammazione, di un’infezione o di una neoplasia, i linfonodi possono aumentare notevolmente di dimensioni; anche fegato e milza, in presenza di un processo neoplastico possono diventare megalici, così come altri organi, come i reni e il snc possono essere infiltrati dalle cellule del sistema linfoide alterato.
I linfomi possono essere classificati in base alla loro
• Morfologia,
• Caratteristiche citologiche, istologiche e immunofenotioiche
• Anatomia: tessuti coinvolti e sintomi correlati
1. Mediastinico: il tumore può coinvolgere il torace, spostare la trachea, comprimere i polmoni provocando sintomi respiratori.
2. Alimentare
3. Multicentrico: coinvolgere piu tessuti e linfonodi; spesso si ha ingrossamento della milza e del fegato
4. Cutaneo
5. Centrale: con coinvolgimento del sistema nervoso centrale
6. Midollo osseo
Diagnosi:
La diagnosi si basa sulla storia clinica e sui sintomi; spesso è necessario eseguire delle indagini collaterali che verranno scelte dal vostro veterinario in base alla sintomatologia presente: radiografie o ecografie o entrambe.
Per arrivare ad una diagnosi di certezza spesso è necessario eseguire un esame citologico che mi può aiutare anche a classificare il linfoma. La classificazione è importante per avere una prognosi e decidere se impostare, o meno, un protocollo chemioterapico nel rispetto della qualità di vita dell’animale.
Terapia
Raramente, per le caratteristiche stesse del linfoma esiste una terapia chirurgica. Spesso è importante associare una terapia antibiotica e dei corticosteroidi per ridurre l’infiammazione.
La chemioterapia va decisa insieme al medico veterinario in base al grado e alle caratteristiche del linfoma stesso e allo stato generale del paziente.
Caso clinico:
Gina è una ratta di circa 1.5 anni, sterilizzata.
Da qualche tempo (un paio di settimane) inizia a manifestare degli atteggiamenti strani: è letargica, presenta porfiria e tiene la testa leggermente inclinata su un lato. In alcuni momenti sembra anche perdere l’equilibrio. Ad una prima visita non sembra esserci nulla di anomalo; è sempre stata leggermente in sovrappeso per cui la palpazione dell’addome non risulta agevole. Dopo circa due settimane dall’insorgenza di questi atteggiamenti anomali inizia a manifestare una difficoltà respiratoria importante. Viene immediatamente effettuata una radiografia del torace che mostra un abbondante versamento.
Per dare sollievo alla respirazione vengono drenati circa 20 ml di liquido toracico.
L’ecografia mostra un ingrossamento linfonodale dei linfonodi addominali associato a un epato e splenomegalia.
È stata effettuata una citologia linfonodale che ha confermato la presenza di un linfoma. Purtroppo dopo qualche giorno dalla diagnosi. Gina è morta e non è stato possibile né effettuare una classificazione del tipo di linfoma presente né impostare una terapia chemioterapica.
Le forme neoplastiche del sistema linfoide nel ratto non sono così frequenti. Molto spesso, nei casi presenti in letteratura si assiste ad un’atassia con difficoltà di deambulazione e paraparesi del treno posteriore (legata ad un’infiltrazione di cellule linfoidi del midollo spinale). Le forme che colpiscono gli animali giovani sono sicuramente piu aggressive rispetto alle forme che si manifestano nei soggetti adulti, anche se in realtà si conosce ancora poco su questo tipo di patologia e sicuramente sono necessari maggiori studi, in particolare sui protocolli terapeutici che possono essere instaurati.
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La coccidiosi epatica nel coniglio
La coccidiosi è una malattia causata da parassiti piuttosto comuni nei conigli, detti coccidi. Sono organismi microscopici, invisibili a occhio nudo, unicellulari. La malattia è molto più frequente nei conigli giovani, mentre le manifestazioni sono più rare nell’adulto.
Nel coniglio vi sono dodici diverse specie di coccidi (del genere Eimeria) che differiscono per la diversa localizzazione a livello del tratto gastroenterico (dove si insediano) e per la diversa patogenicità, alcuni sono del tutto innocui, altri più o meno pericolosi per la salute. Uno solo Eimeria Stediae si localizza a livello epatico.
La coccidiosi epatica è una malattia frequente nei conigli, anche se spesso non viene diagnosticata perché le loro uova non sempre sono di facile reperimento nelle feci con esami normali. Esami più specifici, che hanno una maggior sensibilità, come la tecnica Flotac, mi permettono di individuarli con maggior certezza, permettendo anche una differenziazione tra le diverse specie.
I sintomi sono scarsamente specifici e generalmente sono piu gravi nei conigli di giovane età, mentre nell’adulto la malattia può manifestarsi in modo asintomatico.
• abbattimento,
• stato di nutrizione scadente
• ritardo nell’accrescimento
• inappetenza
• diarrea
• perdita di peso
L’interessamento del fegato, con localizzazione del parassita nel sistema biliare, determina uno stato di epatopatia (sofferenza dell’organo in questione) con conseguente sintomatologia legata al suo mal funzionamento come:
• ittero
• costipazione
• mancanza di appetito
• gonfiore addominale
Si possono individuare diversi fattori predisponenti come stress, debolezza e gestione scorretta, che aumentano le possibilità del coniglio di contrarre questa patologia.
Modalità di trasmissione del parassita
La trasmissione del patogeno può avvenire per via oro-fecale, tramite alimenti contaminati o per il passaggio dei parassiti dalla mamma al cucciolo.
Molti conigli, in particolare adulti, sono portatori asintomatici, e fungono da reservoir della malattia, contribuendo alla diffusione ambientale del parassita. Inoltre in seguito a situazioni stressanti o a causa di patologie secondarie, si può avere un indebolimento generale del sistema immunitario e lo sviluppo della malattia.
La diagnosi
La presenza di coccidi si diagnostica con l’esame delle feci che permette di osservare al microscopio i coccidi. Questo tipo di diagnosi, che si effettua di routine, è generica perché non permette l’identificazione precisa della specie. Ciò richiede l’utilizzo di tecniche particolari.
In presenza di epatopatia si possono avere
• Alterazioni dei valori epatici (ematobiochimico)
• Alterazioni epatiche visibili radiograficamente quale epatomegalia e ascite (presenza di liquido in addome); in alcune particolari condizioni la distensione della colecisti può essere evidente anche radiograficamente.
• Alterazioni epatiche e biliari visibili ecograficamente. L’ecografia addominale può rilevare la presenza di ascite (dovuta all’insufficienza epatica), epatomegalia con alterazioni del parenchima che può essere disomogeneo e può presentare una dilatazione dei vasi epatici e dei dotti biliari.
Prevenzione
Per prevenire l’insorgenza della malattia è importante
• effettuare dei controlli periodici delle feci, che sono fondamentali per identificare la presenza delle oocisti, in particolare nei soggetti di nuova introduzione, che non dovrebbero essere inseriti nell’ambiente prima di aver effettuato un periodo di quarantena.
• effettuare una pulizia giornaliera della lettiera
• I coccidi emessi nell’ambiente con le feci possono contaminare il terreno a lungo, senza che sia possibile un trattamento efficace.
o La luce solare è il mezzo migliore per distruggere questi parassiti.
o In casa, la strategia migliore consiste nell’eliminare prontamente le feci e pulire bene le superfici con cui sono state a contatto attraverso l’utilizzo del vapore (vaporella)
• utilizzare alimenti di buona qualità (attenzione particolare ad erbe di campo che potrebbero provenire da terreni contaminati o concimati con le deiezioni di conigli infestati)
La terapia
È possibile che il coniglio guarisca spontaneamente e diventi immune a quel tipo di coccidio.
Tuttavia l’immunità è specifica per ogni diversa specie di coccidi: se infestato da una specie diversa può sviluppare nuovamente la malattia.
I conigli che sviluppano una immunità parziale possono rimanere sani, ma liberare coccidi con le feci per mesi o anni.
Per la terapia si possono utilizzare diversi tipi di farmaci antiparassitari specifici. Durante il trattamento e nei giorni successivi è opportuno eliminare prontamente le feci, in modo da evitare il re ingestione accidentale dei parassiti.
Al termine della terapia utilizzata è opportuno ripetere per piu volte un esame delle feci.
Se il coniglio sta male e ha diarrea occorre inoltre instaurare una terapia di sostegno con
• reidratazione
• farmaci per la motilità intestinale
• analgesici,
• alimentazione assistita
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Calcolo in un cincillà
Pisolo è un cincillà di 4 anni che viene portato in visita per un imbrattamento dell’addome, per la proprietaria legato a scialorrea, e una fimosi. Per fimosi si intende l’impossibilità o la difficoltà di retrarre il pene che rimane estroflesso rischiando di lesionarsi anche permanentemente.
Alla visita clinica si mette in evidenza un imbrattamento dell’addome, legato però ad una minzione inappropriata (urinazione non normale). Il pene risulta estroflesso esternamente e ad un attento esame non si riscontrano anelli di pelo che possono aver causato il problema. La mancata pulizia della parte, in alcuni soggetti può indurre la formazione di anelli di pelo che poi possono causare una fimosi del pene.
Per escludere la presenza di patologie urinarie si esegue subito una radiografia che mette in evidenza la presenza di un voluminoso calcolo in vescica.
Per meglio individuarne la posizione è stata effettuata un’ecografia che ha messo in evidenza il calcolo a livello del collo vescicale.
In questi casi, in particolare quando ci sono dei sintomi importanti come
• Minzione inappropriata
• Fimosi
• Anoressia
• Segni di dolorabilità addominale
L’unica soluzione possibile è effettuare una chirurgia con la rimozione del calcolo stesso. Se il calcolo ha delle dimensioni importanti è pressoché impossibile che l’utilizzo di sostanze come il Fillanto aiutino a scioglierlo in tempi brevi.
Se non ci sono controindicazioni all’anestesia è meglio intervenire nel minor tempo possibile.
L’urolitiasi nel cincillà è meno comune rispetto alla cavia e al coniglio, dove il particolare metabolismo del calcio predispone alla formazione di calcoli. Rispetto a queste specie il cincillà non elimina il calcio assunto in eccesso con la dieta con le urine, ma con le feci. Pertanto i fattori predisponenti sono ancora poco conosciuti e risulta difficile consigliare i proprietari dei metodi per la loro prevenzione. Da uno studio retrospettivo si è visto che sono maggiormente predisposti i maschi adulti e che i calcoli sono di carbonato di calcio. Possono localizzarsi sia in vescica che in uretra o in entrambe. Generalmente i calcoli vescicali sono più facilmente asportabili e sembrano avere una prognosi migliore: portando tempestivamente il cincillà dal veterinario non appena vi accorgete che fa sangue nelle urine o che fa difficoltà ad urinare, è più facile che il calcolo rimanga in vescica e non impegni l’uretra.
I sintomi sono diversi, possono essere o meno presenti a seconda del caso
• ematuria (presenza di sangue nelle urine)
• pollachiuria (aumento della frequenza di urinazione con quantità ridotte di urina)
• stranguria (dolore durante la minzione)
• dolore addominale
• talvolta si riescono a palpare i calcoli se questi sono grossi o numerosi
La diagnosi di urolitiasi nei cincillà viene effettuata tramite visita clinica, anamnesi, radiografia, ecografia addominale e esame delle urine. Le recidive possono essere frequenti.
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La stasi del gozzo negli uccelli
Per stasi del gozzo si intende un alterato\ridotto tempo di svuotamento dello stesso. Non si tratta di una malattia vera e propria ma di un sintomo, che può essere secondario a diverse patologie. Può interessare soggetti di tutte le età e specie, anche se si verifica più frequentemente negli animali giovani. Le possibili complicazioni della stasi sono:
• ipoglicemia
• polmonite ab ingestis in seguito al rigurgito
• disidratazioneTutte queste condizioni possono portare rapidamente a morte il vostro uccello, ed è per questo che si tratta di una condizione che va trattata con urgenza.
Il gozzo, o ingluvie, è una dilatazione dell’esofago, alla base del collo, dove viene immagazzinato il cibo e dove si verifica una prima digestione. Il tempo di permanenza delle ingeste nel gozzo è breve, il cibo si sposta rapidamente nel proventricolo e nello stomaco dove avviene la digestione vera e propria. La progressione dell’alimento da una parte all’altra dell’intestino è regolata da un meccanismo complesso. Una qualsiasi alterazione di questo meccanismo può determinare il ritorno del cibo nel gozzo o la sua mancata progressione. Quando il cibo rimane nel gozzo comincia a fermentare, si moltiplicano batteri e lieviti: il materiale emana un caratteristico odore acido e spesso si formano anche bolle di gas, per cui il gozzo appare come un palloncino gonfio.
Le cause della stasi del gozzo possono essere molteplici e non sempre è possibile arrivare ad una diagnosi, soprattutto se l’animale non viene portato precocemente e si verificano delle complicazioni secondarie:
1. Impaccamento del cibo in seguito a errori alimentari, per esempio un consumo eccessivo di vegetazione dura e fibrosa (in particolare questo si verifica nei polli che razzolano) o ad una condizione di disidratazione
2. Motilità gastrointestinale ridotta o compromessa in seguito a degli errori gestionali, temperature inadeguate, troppo alte\basse, oppure in seguito all’ ingestione di una quantità eccessiva di cibo in caso di competizione tra diversi esemplari che sviluppano una foga eccessiva
3. Malattie virali: Marek, Poliomavirus, PBFD, PDD
4. Avvelenamento da metalli pesanti, in particolare piombo e zinco
5. Ostruzione gastrointestinale (GI): l’ostruzione meccanica, spesso da trucioli o altro materiale inadatto usato come lettiera, più raramente da veri corpi estranei, fra cui sondini di gomma usati per l’imbecco.
6. Forme neoplastiche negli animali adulti
7. Elevati carichi di parassiti intestinali che creano una vera e propria ostruzione meccanica
8. Nei pulli le cause sono legate ad una mal gestione del pullo stesso a. Ambiente di stabulazione troppo freddo
b. Alimento somministrato troppo freddo, o troppo caldo che causa ustione
c. Alimento non fresco: conservato fra un pasto e l’altro tende a fermentare e la fermentazione ovviamente continua anche a livello di gozzo.
d. I pulli dovrebbero essere alimentati poco e spesso; somministrando pochi pasti al giorno ma molto voluminosi, è possibile indurre distensione e ipotonicità delle pareti del gozzo.
I sintomi della stasi
• Mancato svuotamento del gozzo per piu di 24 ore
• Aspetto arruffato…non sano dell’animale
• Mancanza di appetito
• Rigurgito frequente
• Ipotermia
• Disidratazione
• Diarrea
• Agitazione
• Depression\ letargia
Stasi ed impaccamento sono due cose diverse. Con la prima si intende un rallentato svuotamento, la seconda indica un mancato svuotamento e la mancata progressione anche dei liquidi. Generalmente è una condizione piu grave.
Diagnosi
La diagnosi è clinica e prevede la visualizzazione del gozzo disteso, molto spesso possono essere presenti delle bolle d’aria legate ad una fermentazione.
Possono essere eseguite delle radiografie, dei tamponi del gozzo (per valutare la popolazione batterica e l’eventuale presenza di agenti micotici) e degli esami del sangue al fine di individuarne la causa.
Terapia
• Come prima cosa si devono somministrare fluidi caldi sottocute o per via endovenosa, in particolare se il soggetto è ipotermico e disidratato.
• Il soggetto va riscaldato in camera calda
• Possono essere somministrate delle vitamine e una copertura antibiotica iniettabile (vista l’ipofunzionalità dell’apparato digerente)
• Quanto prima possibile è necessario svuotare il gozzo: si possono provare prima delle leggere manipolazioni per valutare la progressione dell’alimento. Con l’aiuto di una strumentazione adatta il veterinario può aspirare il contenuto del gozzo ed effettuare dei lavaggi con una soluzione fisiologica tiepida nel caso in cui con le semplici manipolazioni il gozzo non si svuoti
• Si possono somministrare farmaci che stimolano motilità, antibiotici ed antimicotici, in relazione all’esito degli esami delle citologie del gozzo
• Un po’ alla volta si può ricominciare a nutrire il paziente con pasti piccoli e frequenti, monitorando la ripresa della peristalsi
Come sempre evitate i fai da te e rivolgetevi sempre a VETERINARI esperti; gli allevatori, anche se dotati di una grande esperienza non sono dei veterinari.
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