Per stasi preovulatoria (stasi follicolare) s’intende l’incapacità del follicolo di maturare e ovulare o di essere riassorbito, mentre per distocia s’intende l’incapacità del rettile di deporre uova formate.
Nel primo caso il follicolo si forma, matura, ma ne ovula, ne viene riassorbito. Rimane in una condizione di staticità e spesso va incontro a fenomeni degenerativi. Questa patologia è frequente nei sauri e nei cheloni, mentre è meno frequente negli ofidi (serpenti). Generalmente è una patologia stagionale, anche se nei rettili tenuti in cattività, le condizioni di allevamento la rendono frequente in tutti i periodi dell’anno. E’ riportata una maggior incidenza nelle femmine che vivono da sole, perché viene a mancare lo stimolo all’ovulazione indotto dal corteggiamento del maschio. Anche le malattie metaboliche possono influenzare l’ovulazione visto che il calcio gioca un ruolo nel ciclo vitellogenico.
Non è semplice fare una diagnosi di stasi follicolare. E’ indispensabile eseguire delle ecografie ripetute per valutare la progressione\maturazione dei follicoli e interpretare la diagnostica in funzione della clinica per capire dove c’è una normale progressione e dove, invece, c’è patologia (purtroppo ancora molto di questo mondo è sconosciuto). Le opzioni terapeutiche sono diverse: l’ovariectomia è sicuramente la soluzione d’elezione (e definitiva) in animali pet, non utilizzati per l’allevamento. Nel caso in cui si voglia preservare la capacità riproduttiva, si deve valutare lo stato generale del soggetto, tentare con un miglioramento della stabulazione, somministrare calcio e monitorare lo stress. La presenza di un maschio può essere utile per stimolare l’ovulazione. Dopo due\tre settimane, se la situazione non è cambiata (monitoraggio ecografico) si consiglia di eseguire l’ovariectomia.
La distocia è una condizione stagionale, perché il ciclo ormonale, e quindi l’attività riproduttiva, hanno luogo in precisi momenti dell’anno. Le cause possono essere molteplici, anche se spesso sono legate a degli errori della gestione che si ripercuotono a livello metabolico o comportamentale:
- Stress da cattività
- Inappropriato luogo per la deposizione o assenza dello stesso (purtroppo molti proprietari non riescono a comprendere come una femmina anche in assenza del maschio possa deporre le uova)
- Disidratazione
- Malnutrizione
- Temperature inadeguate
- Carenze di calcio: molto spesso gli allevatori per accelerare il raggiungimento della maturità sessuale somministrano delle diete iperproteiche che sono poco bilanciate in calcio e fosforo
- Malattie metaboliche sottostanti
- Obesità
- Sedentarietà
- Salpingite
- Uova malformate, rotte o danneggiate che possono provocare delle alterazioni nell’ovidutto con formazione di aderenze che possono rendere più complicate le deposizioni successive.
- Patologie celomatiche che provocano un’ostruzione meccanica da compressione (presenza di cisti o calcoli in cloaca, masse tumorali, ascessi, aumenti di dimensioni di altri organi, costipazione.)
- Patologie infettive
- Anomalie strutturali congenite
Sintomi
Molto spesso i sintomi rimandano chiaramente alla patologia, in particolare se le uova sono molte, si possono intravedere come una bozzellatura dell’addome. Molto spesso si percepiscono alla palpazione. Nei casi meno evidenti l’addome si presenta comunque gonfio e dolente e l’animale può assumere degli atteggiamenti tipici di dolore con paresi degli arti e cifosi. Il proprietario può riportare anoressia, agitazione (in particolare se non riesce a trovare dei posti adatti per la deposizione) e variazioni nelle normali abitudini.
Nel video si può notare la tipica manifestazione di dolore con paraparesi e cifosi
Terapia:
Non è mai semplice stabilire la corretta terapia. La diagnosi radiografica ed ecografica in unione con la clinica ci aiuta a capire dove si deve intervenire. Generalmente il paziente va stabilizzato, trattato con antidolorifici, e, dove necessario dalla valutazione con esami ematobiochimici, anche con antibiotici e integrazione di calcio. La terapia di supporto prevede sempre anche la fluido terapia e l’alimentazione forzata. Se monitorato, l’animale può essere trattato anche con ossitocina, ma nel caso in cui non ci siano dei miglioramenti significativi la chirurgia rappresenta sempre il trattamento d’elezione.