Sin dall’antichità popolano il mondo delle tenebre, e nel tempo, loro malgrado, sono diventati simboli di presagi e buoni o cattivi auspici. Di una bellezza unica incantano e affascino chi per sbaglio, o per fortuna ha l’occasione di incontrarli.
I rapaci notturni appartengono all’ordine degli stringiformi e si suddividono in due famiglie
- Tytonidi: Barbagianni con circa 10 specie
- Stringidi: Gufi, Civette, e Assioli con circa 125 specie
Caratteristiche comuni
- Hanno occhi grandi posti frontalmente molto sensibili che gli permettono di vedere distintamente anche in condizioni di scarsa luminosità.
- Le ali possono essere allungate (come nel barbagianni o nel gufo comune), oppure tozze e corte (come nell’allocco e nella civetta) in funzione dell’ambiente in cui vivono. Le ali lunghe permettono un volo molto agile, mentre le ali corte permettono un volo meno agile ma più veloce e si adattano meglio ad ambienti con molta vegetazione.
- La testa è tondeggiante e molto mobile.
- Il becco ha una forma a uncino
- Il piumaggio di questi animali è morbido, caratteristica dovuta a una specie di velluto che ricopre tutte le penne. Questo insieme alla sfrangiatura delle penne remiganti primarie conferisce silenziosità al volo. Si tratta di un’arma che permette ai rapaci notturni di catturare le proprie prede puntando sull’effetto sorpresa. Anche il mimetismo è un’arma fondamentale. Silenziosità e mimetismo permettono a un rapace notturno di studiare la propria preda per diverso tempo senza che corra rischio di essere scoperto.
- Gli artigli sono adunchi e taglienti e hanno quattro dita: due avanti e due indietro.
- Nelle zampe, i tarsi sono tozzi e spesso sono ricoperti da piumino che ha lo scopo di proteggerli dai morsi delle prede e dal freddo. La pianta del piede presenta cuscinetti che garantiscono una presa sicura su prede e posatoi.
- Tutti i rapaci notturni sono carnivori e predatori. Si nutrono quasi esclusivamente di prede vive. Le prede più frequenti sono micromammiferi e uccelli, ma anche invertebrati (lumache, lombrichi, insetti, ecc.) e più raramente rettili e anfibi. Alcune specie si nutrono anche di pesce e di mammiferi di medie dimensioni (conigli, lepri). Di solito ingoiano la preda intera. Dopo che le parti digeribili sono state assimilate, ciò che resta è rigurgitato dall’animale sotto forma di pallottole, le borre. Questi boli contengono ossa, piume, pelo ed esoscheletri d’insetti.
I sensi
La vista dei rapaci è sviluppata in modo da garantire un’efficiente visione notturna. Gli occhi sono grandi (ad esempio l’occhio di un gufo reale è quanto quello di un uomo). L’occhio di un rapace notturno intensifica la poca luce ambientale presente, ma non è in grado di vedere nel buio totale, per questo la vista è usata negli spostamenti ma non è sufficiente per l’individuazione delle piccole prede a distanza. Per questo scopo utilizzano principalmente l’udito. Mentre la vista è utilizzata solo per spostarsi nel loro habitat durante la notte senza andare a sbattere negli ostacoli, l’udito è il senso più sviluppato ed è utilizzato nella caccia. Per amplificare le onde sonore, possiedono numerosi adattamenti fisiologici e anatomici, come la posizione asimmetrica delle cavità auricolari e la struttura del volto (disco facciale) che funge da parabola di amplificazione.
L’udito cosi amplificato, permette a questi uccelli di individuare con precisione la presenza e la posizione di una preda anche a decine di metri di distanza e senza vederla. Spesso i rapaci notturni inclinano la testa di lato con un movimento detto bobbing, che gli consente di inquadrare meglio la provenienza di un suono che ha catturato la loro curiosità.
CONOSCIAMOLI MEGLIO
ll barbagianni
I barbagianni sono fra i rapaci più diffusi al mondo, presenti ovunque tranne che in Antartide e riconoscibilissimi per il loro disco facciale a forma di cuore e per il piumaggio quasi del tutto bianco o chiaro. Un tempo abitavano le cavità tra le rocce, ma col tempo, in seguito all’urbanizzazione, capita sempre più di trovarli in campagna, presso soffitte e granai (non a caso in inglese sono chiamati “barn owls” ovvero gufi dei granai). Vivono da sempre vicino all’uomo e però, ancora oggi, sono spesso vittime di superstizioni e associati a sinistri presagi, soprattutto per via del loro verso prolungato e stridente, molto diverso da quello di gufi e civette.
Forse per via del verso misterioso, del piumaggio bianco che li rende presenze “spettrali” nei loro silenziosi voli notturni, i barbagianni godono fin dai tempi più antichi di una fama negativa: molte popolazioni li considerano portatori di sventure, incarnazioni di streghe e maghi o veri e propri fantasmi. Hanno nei vari secoli corso il rischio di essere sterminati per via di queste superstizioni e leggende. Fortunatamente in condizioni favorevoli questa specie riesce a riprodursi con grande velocità e molte leggi oggi la proteggono.
Il gufo
Il gufo comune è un rapace diffuso nel Nord America, in Europa e in Asia. Vive principalmente nelle foreste di conifere e nei boschi. E’ caratterizzato da tipici ciuffi sulle orecchie. Durante il giorno dorme nelle cavità degli alberi o in vecchi ruderi, perfettamente mimetizzato dal piumaggio. Le sue dimensioni variano fra i 35 e i 40 cm di lunghezza, con un’apertura alare di 90-100 cm. Il gufo non può muovere gli occhi, in compenso, però riesce a ruotare la testa di ben 270°. Da dicembre a febbraio, i gufi comuni trascorrono le proprie giornate sullo stesso albero dal quale poi s’involano la sera, per andare a caccia. All’inizio della primavera si disperdono, abbandonando il dormitorio, per accoppiarsi e nidificare.
Da sempre, rappresenta un punto di contatto con la parte più ignota della natura. Con la sua figura silenziosa il gufo influenza il nostro immaginario da sempre: nelle fiabe, nell’arte, nei romanzi, al cinema e persino tra le stelle. Rappresenta in tanti miti la profezia e la chiaroveggenza. In Cina i giorni del gufo anticamente erano i giorni perfetti per forgiare spade invincibili e specchi magici. Per gli indiani d’America il gufo protegge gli uomini durante la notte e viaggiando nell’oscurità diventa messaggero del mondo dei defunti. Nella tradizione degli aborigeni dell’Australia meridionale il gufo rappresenta lo spirito femminile e per questo è rispettato e protetto.
L’ allocco
È diffuso in tutta Italia, tranne che in Sardegna e nel Salento, e in gran parte dell’Europa, Asia e Africa del Nord. Generalmente si trova in ambienti boschivi, anche se si adatta facilmente agli ambienti agricoli e antropizzati. Notturno al di fuori del periodo della riproduzione, durante l’allevamento dei piccoli è attivo anche al crepuscolo o in pieno giorno. Per il riposo utilizza posatoi su conifere, alberi coperti di edera, camini e anfratti nelle cascine o nei monumenti.
Ha occhi neri, non possiede ciuffi auricolari, si mimetizza alla perfezione nel bosco, il suo colore può sembrare la corteccia di un albero. La taglia è di 38 cm, il peso variabile ma non supera i 600 grammi. Il dimorfismo sessuale è caratterizzato dalle dimensioni maggiori della femmina, caratteristica comune agli Strigidi.
L’ assiolo
E’ il più piccolo rapace notturno che nidifica nella nostra regione preferendo cavità di alberi o anche di edifici in pietra, soprattutto nei centri storici. Misura appena 20 centimetri di altezza con un peso che può oscillare dai 60 ai 135 grammi e si nutre soprattutto d’insetti come cavallette, coleotteri e falene. Il colore varia dal grigio al bruno-rossiccio mentre sulla testa sono presenti due “ciuffi auricolari”, ben evidenti quando l’esemplare è “a riposo” ma che sono abbassati quando è in attività o in allarme. Caratteristica la sua breve nota fischiata “chiùu” ripetuta a intervalli regolari e che da molti è erroneamente attribuita alla Civetta. Durante l’inverno migra in posti caratterizzati da un clima più mite.
La Civetta
E’ diffusa in tutte le zone a clima caldo temperato dell’Europa, dell’Asia e del Nord Africa. In Italia la civetta è il rapace notturno più diffuso con una capacità di diffusione e nidificazione sorprendentemente elevata rispetto ad altri paesi europei. Non è diffusa nelle zone alpine, infatti, in genere il suo aerale va dal livello del mare fino a 600 m di altitudine (salvo qualche rara eccezione.)
Da adulta misura circa 21-23 centimetri. Il colore del suo piumaggio è bruno con una densa “sgocciolatura” fulva e con macchie bianche, mentre la nuca è completamente priva di “ciuffi auricolari”. I giovani si distinguono facilmente dagli adulti oltre che per il piumaggio di colore molto più uniforme anche perché le piume sulla fronte sono poco sviluppate e corte dando alla testa una forma quasi rettangolare mentre negli adulti le piume sono uniformemente sviluppate conferendo un aspetto più rotondeggiante. Il richiamo più comune della Civetta è uno squillante e miagolante “quì-uu”. Nidifica in cavità di tronchi, cascinali, fienili e altri tipi di edifici in pietra. Le popolazioni locali possono spostarsi in caso d’innevamento prolungato ma è una specie presente tutto l’anno.
Nella storia
Molte culture, nel corso della storia umana, si sono arricchite di miti e leggende che hanno spesso attribuito a questi uccelli cattiva sorte, presagi di sventura e in molti casi hanno reso questo popolo della notte oggetto di ingiuste persecuzioni e stermini, trovando la loro giustificazione solo nell’ignoranza e nei pregiudizi. La storia medioevale lega questi animali all’oscurità e al male, racconta di influenze malefiche, di demoni trasformati in gufi e di civette compagne delle streghe e portatrici di disgrazie. Percorrendo le varie epoche storiche arriviamo al tempo dell’antica Roma, qui erano temuti gli influssi malefici dei gufi che, secondo convinzioni popolari, sovente annunciavano con il loro canto la fine di un imperatore. Gli egizi, come pure tante tradizioni popolari europee, associavano la civetta e gli altri Strigiformi alla morte. Gli Indios consideravano segno nefasto l’incontro con una di queste creature della notte. Addirittura le varie superstizioni portavano ad usare queste specie o parti del loro corpo come ingredienti di pozioni magiche, incantesimi o per la preparazione di antidoti e cure alle malattie più strane. Le feroci persecuzioni che i rapaci notturni hanno subito in passato e le terribili pratiche che vedevano nell’uccisione di questi innocui animali la maniera di vincere la sfortuna, rappresentano la diretta conseguenza di queste antiche superstizioni che hanno mietuto vittime anche in altri gruppi di animali come i chirotteri, i gatti e i rapaci diurni. Ma non è sempre stato così. La storia dell’uomo ha visto innumerevoli civiltà identificare nei rapaci notturni valori positivi, riscattandone l’ingiustificata sinistra fama. La capacità degli uccelli di innalzarsi dalla terra e padroneggiare il cielo, ha conferito loro in molte culture il ruolo di messaggeri delle divinità. Innumerevoli rappresentazioni di questi uccelli si ritrovano nella simbologia precolombiana nella cui cultura i rapaci notturni sono legati al mondo soprannaturale, considerati guardiani della notte, delle piogge e delle tempeste. Secondo alcune tribù indiane d’America erano messaggeri di morte, per altre simbolo di saggezza. Nella mitologia greca la civetta è considerata l’uccello notturno compagno di Athena, dea della sapienza, delle arti e della saggezza, ancora oggi è rappresentata nella moneta da 1 euro.
Negli ultimi anni la comunità scientifica sta prestando sempre più attenzione a questo gruppo di uccelli e sono nati diversi gruppi e associazioni che si prefiggono il duro compito di combattere e smontare questi pregiudizi e comportamenti errati;
Protezione
Ognuna di queste specie ha un ruolo fondamentale nell’ecosistema a cui appartiene come ad esempio regolare la popolazione dei roditori. Rappresentano un tesoro di biodiversità che va protetto e tutelato.